Società

Economia circolare: gli incentivi sui progetti di ricerca e l'interesse degli investitori istituzionali

Con il Decreto Rilancio il Governo ha varato un pacchetto di agevolazioni per la riconversione delle attività produttive verso un modello di economia che mantenga il più a lungo possibile il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse e che riduca al minimo la produzione di rifiuti

di Emanuela Sabbatino, Luca Vitale*

Negli ultimi anni anche l'imprenditoria italiana si è posta l'obiettivo di mantenere, quanto più a lungo possibile, quello che è il valore intrinseco dei prodotti, riducendo la produzione di rifiuti al minimo ed utilizzando questi ultimi nell'ambito di un processo c.d. "circolare".

Quanto sopra si è maggiormente accentuato a seguito della pandemia globale: da una ricerca firmata da Equita, investment bank italiana indipendente, è emerso come l'emergenza sanitaria del 2020 abbia accentuato l'attenzione per l'investimento c.d. responsabile.

Sia gli operatori finanziari (Fondi di Private Equity) che il Governo stanno analizzando questo modello con attenzione e con favore. I primi mediante degli investimenti specifici, destinando una percentuale del patrimonio totale in titoli azionari di società di tutto il mondo che beneficiano o contribuiscono al progresso dell' "Economia Circolare", ovvero mediante la creazioni di Fondi dedicati ad investimenti in società che adottano questo modello (vedi il "Circular Economy Fund" di Blackrock) e il secondo mediante una serie di incentivi economici: è iniziata, lo scorso 10 dicembre, infatti, la procedura per la richiesta di sussidi aventi ad oggetto i progetti di ricerca e sviluppo nell'ambito dell'economia circolare.

Trattasi di agevolazioni, erogate dal Ministero dello Sviluppo Economico, riguardanti la riconversione delle attività produttive verso un modello di economia che mantenga il più a lungo possibile il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse e che riduca al minimo la produzione di rifiuti.

Ebbene, per le imprese (di qualunque dimensione) che esercitano attività industriali, agroindustriali, artigiane e di servizi all'industria, nonché per i centri di ricerca, sono state previste agevolazioni pari circa ad 220 milioni di Euro, sotto forma di finanziamenti agevolati e contributi alla spesa (cfr. articolo 26 del D.L. 30 aprile 2019, n. 34 (c.d. "Decreto Rilancio") e DM 11 giugno 2020).

I requisiti:

-i progetti devono essere caratterizzati da un elevato contenuto di innovazione tecnologica e sostenibilità e devono essere realizzati nell'ambito di specifiche tematiche rilevanti per l'economia circolare, come elencate nell'allegato n. 2 al DM 11 giugno 2020 quali ad esempio:
(i) innovazioni in tema di utilizzo efficiente delle risorse e trasformazione dei rifiuti;
(ii) modelli tecnologici volti al rafforzamento dei percorsi di simbiosi industriale;
(iii) sviluppo delle tecnologie per la fornitura, l'uso razionale e la sanificazione dell'acqua; (iv) strumenti innovativi in grado di aumentare il tempo di vita dei prodotti;
(v) sperimentazione di nuovi modelli di packaging che prevedano l'utilizzo di materiali recuperati e
(vi) sistemi di selezione del materiale multileggero al fine di aumentare le quote di recupero e di riciclo di materiali;

-i progetti devono essere realizzati sul territorio nazionale, prevedere spese e costi ammissibili tra 500 mila Euro e 2 milioni di Euro e avere una durata non inferiore a 12 mesi e non superiore a 36 mesi;

-istruttoria della domanda e valutazione positiva del progetto da parte dei dipartimenti deputati all'analisi del fascicolo.

Le agevolazioni a favore di chi possiede i sopra indicati requisiti sono le seguenti:

(i)f inanziamenti agevolati fino al 50% dei costi ammissibili e
(ii) contributi alla spesa, in misura pari al 20% per le micro e piccole imprese e per gli organismi di ricerca, 15% per le medie imprese e 10% per le grandi imprese;
(iii) il tutto fino ad esaurimento delle risorse disponibili, con la possibilità di cumulare quanto sopra con altre agevolazioni fiscali nel limite complessivo dei costi sostenuti.

Secondo uno studio recente, l'applicazione dei principi dell'economia circolare, all'interno dell'Unione Europea, potrebbe aumentarne il PIL dello 0,5% entro il 2030, creando circa 700.000 nuovi posti di lavoro (cfr. Cambridge Econometrics, Trinomics e ICF (2018), Impacts of circular economy policies on the labour market).

Peraltro, esiste un vantaggio anche a livello d'impresa: le aziende manifatturiere dell'UE destinano in media circa il 40% della spesa all'acquisto di materiali, sicché i modelli a ciclo chiuso cui si ispira l'economia circolare possono incrementare la loro redditività, proteggendole nel contempo dalle fluttuazioni dei prezzi delle risorse (cfr. Comunicazione della Commissione europea COM(2020) 98 final).

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*Emanuela Sabbatino, partner e Luca Vitale, associato studio CBA

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