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Edilizia giudiziaria: 100mln l'anno per gestire 926 immobili - Il Governo cambia la governance

Il Cdm ha approvato un Regolamento che riorganizza le articolazioni decentrate. Ocf: locali non a norma impediscono il distanziamento

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di Francesco Machina Grifeo

Da qui al 2032 per l’edilizia giudiziaria c’è una dotazione di un miliardo di euro a disposizione del Ministero della Giustizia (maxi fondi previsti nelle ultime leggi di bilancio, attivabili con mutui con Bei/CDP). Nel Piano nazionale di riforme (Pnr) è prevista la realizzazione di 15 cittadelle giudiziarie per le quali sono già stati sottoscritti dei Protocolli di Intesa con gli enti coinvolti (Roma, Bari, Perugia, Lecce, Vercelli, Trani, Messina, Catania, Milano, Velletri, Venezia, Bologna, Catanzaro, Sassari e Udine).

Nella realtà di tutti i giorni invece l’inadeguatezza infrastrutturale della Giustizia italiana ne ritarda e complica il funzionamento. E in tempi di pandemia diventa un ulteriore fattore di rischio, si pensi al “distanziamento”. L’ultimo episodio di fatiscenza delle aule che ha fatto notizia, ma solo per la notorietà della “vittima”, è stata la caduta di una lastra di marmo sul piede dell'avvocato ed ex Ministro Giulia Bongiorno impegnata nel caso Gregoretti.

Il Regolamento approvato in Cdm - Per cercare di mettere nuova benzina nel sistema, il Consiglio dei Ministridel 30 ottobre scorso ha approvato un Regolamento che riorganizza le articolazioni decentrate, con un costo aggiuntivo di 7mn di euro legato all’assunzione di personale in deroga (10 dirigenti e 150 amministrativi). Il nuovo modello di decentramento (che segue le rilevanti modifiche delle legge di Bilancio 2020) si basa su articolazioni periferiche di livello dirigenziale non generale ( in luogo di quelle di livello generale), strutturalmente e funzionalmente dipendenti dall’amministrazione centrale ed autonome rispetto agli uffici giudiziari che gestiranno le risorse materiali, i beni ed i servizi per i distretti di Corte di appello di competenza.

Nel 2015  la competenza in materia di spese di gestione degli immobili sede di Uffici giudiziari era stata trasferita dai comuni al Ministero ma non tutto era andato liscio. Gli uffici, si legge nella Relazione di accompagnamento, hanno dovuto “affrontare le procedure di spesa con deleghe gestorie non coerenti con i compiti e le funzioni loro assegnate”.

Le cifre in ballo - Perché tra i problemi vi è sì la carenza di risorse ma anche l’incapacità di spendere quelle disponibili. Gli stanziamenti medi annui infatti ammontano a circa 100 milioni di euro(per manutenzione straordinaria, ristrutturazioni e nuove realizzazioni).  Solo nel 2019 sono state trasmesse richieste, da parte degli uffici giudiziari, per 527 interventi e un investimento complessivo di 187 milioni di euro. 

La fotografia degli immobili - Il numero degli immobili occupati dagli uffici giudiziari,invece,in quattro anni si è ridotto di oltre il 27%, passando dai 1277 immobili del 2015 ai 926 attuali in gestione al Ministero della Giustizia. Di questi 618 immobili, pari al 67%,sono di proprietà pubblica, (471 Comuni, 147 Demanio). Mentre 308, pari al 33%, riconducibili a privati (274 locazioni private, 19 locazioni enti, 15 comodato gratuito).

Le spese di funzionamento (spesa corrente) si sono ridotte di circa 40 milioni con percentuali di risparmio medie, negli ultimi tre anni, di oltre il 20%. Ed un aumento della qualità dei servizi (attraverso gare centralizzate).

Anche di queste cifre discuteranno, il 10 novembre (www.ance.it), l’Ance, Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, e l’OCF, l'Organismo Congressuale Forense nel convegno dal titolo: "L'edilizia giudiziaria per una buona amministrazione della Giustizia".  

Per Giovanni Malinconico, coordinatore dell'OCF: "Una Giustizia inadeguata da un punto di vista strutturale fa rima con una Giustizia inadeguata anche dal punto dei diritti dei cittadini, perché aule fatiscenti e che crollano comportano rinvii d'udienza e ritardi; oppure locali non a norma, specialmente in questo periodo di emergenza sanitaria, comportano l'impossibilità di garantire il distanziamento, solo per fare qualche esempio".

“Parleremo di edilizia giudiziaria ma in realtà avremmo potuto parlare di edilizia scolastica, di edilizia ospedaliera, di edilizia carceraria, di ponti e viadotti, di strade, di gallerie, di dighe, di opere idriche ed il risultato sarebbe stato sempre lo stesso.” È il commento del Vicepresidente Ance per le opere pubbliche, Edoardo Bianchi, che aggiunge “abbiamo un patrimonio di infrastrutture, che costituisce lo scheletro portante del Paese, realizzato per lo più negli ultimi 60 anni mai curato e sempre trascurato. La manutenzione e messa in sicurezza dell’esistente dovrebbe rappresentare la prima priorità nell’utilizzo del Recovery.”

 

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