Civile

Equo indennizzo: sì a 400 euro per ogni anno di ritardo eccedente il termine di ragionevole durata del processo

La quantificazione della somma spetta ai soli giudici di merito e non può essere rivista dalla Cassazione

di Giampaolo Piagnerelli

L'equo indennizzo ha la finalità di essere un ristoro per gli anni (di troppo) che il cittadino ha dovuto aspettare per ottenere una sentenza. La Cassazione (sentenza n. 28172/22) dopo aver ricordato il principio si è trovata alle prese con un ricorso in cui veniva eccepita l'esiguità del ristoro di 400 euro per ogni anno di ritardo.

I fatti. Nel caso concreto, quindi, all'appellante sarebbe spettata la cifra di 4000 euro in funzione dei dieci anni di ritardo. E i Supremi giudici hanno puntualizzato che l'indennizzo calcolato in 400 euro per anno di ritardo non potesse essere considerato irragionevole e quindi lesivo dell'adeguato ristoro. I 400 euro erano frutto di un'attenta valutazione del giudice di merito che aveva considerato diversi aspetti per arrivare a tale importo. E l'importo corrisposto non va a contrastare la quantificazione del danno (sulla base di diversi precedenti di legittimità) ben superiore e pari a 750/1000 euro per anno di ritardo. Questo perché si è costantemente affermato che la valutazione dell'entità della pretesa patrimoniale azionata (cosiddetta posta in gioco) può giustificare lo scostamento in senso migliorativo o peggiorativo dai parametri indennitari fissati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.
In conclusione il ristoro non può essere troppo basso in quanto l'indennizzo poco più che simbolico o comunque inadeguato contrasta con l'esigenza, posta a fondamento della legge n. 89/2001, di assicurare un serio ristoro di un pregiudizio subito dalla parte.

Conclusioni. La Cassazione, quindi, ha rigettato l'appello in quanto il ricorrente chiedeva un nuovo giudizio sul quantum ricevuto a titolo risarcitorio, prerogativa questa lasciata esclusivamente al giudice di merito.

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