Esame d'avvocato, De Angelis (Aiga): la situazione epidemiologica non consente le tre prove scritte a metà aprile
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Per il Presidente dell'Associazione è troppo rischioso prevedere la presenza di migliaia di persone nello stesso luogo per tre giorni, l'unica opzione possibile è quella di svolgere una sola prova scritta

Il 13, 14 e 15 aprile si dovrebbero svolgere le tre prove scritte per l'esame di abilitazione alla professione forense. Inizialmente previste per la metà dicembre 2020, sono state rinviate a causa della recrudescenza dell'epidemia, in prima battuta con un annuncio su Facebook del Ministro Bonafede che ha suscitato parecchio clamore tra i praticanti. A tre mesi dalla nuova scadenza, tuttavia, i numeri delle vittime restano alti e tornano i dubbi sulla possibilità di svolgere gli esami in sicurezza.
Presidente De Angelis, a suo giudizio il Governo potrà tener fede a questa data?
"Temo di no. L'attuale situazione epidemiologica non consente lo svolgimento dell'esame nelle modalità previste dal Ministro. Troppo rischioso prevedere la presenza di migliaia di persone nello stesso luogo per tre giorni".
L'Aiga nel mese di novembre a pochi giorni dal decreto di rinvio aveva proposto "Una sola prova scritta, l'atto giudiziario", è una proposta ancora valida. Quali le opzioni in campo?
"Riteniamo che quella di una unica prova scritta, e di una dislocazione delle sedi sia l'unica ipotesi possibile, se si vuole salvaguardare lo svolgimento di almeno una prova scritta. In questo modo i tempi di correzione sarebbero drasticamente ridotti, ed entro luglio i candidati saprebbero se dover preparare l'orale o no. Il Ministro non ha voluto prendere in considerazione modalità alternative e, a nostro avviso, ha sbagliato. La nostra proposta è ancora percorribile, occorre solo che vi sia la volontà politica di non lasciare nel limbo oltre 20.000 praticanti avvocati".
Cosa risponde a quelle Associazioni che hanno perso fiducia nel metodo di selezione e pensano che ormai vi sia un muro da parte dei "vecchi" avvocati che hanno paura della concorrenza?
"Rispondo che percepisco troppo disinteresse da parte dei ‘vecchi' avvocati rispetto al tema dell'esame di abilitazione 2020 e, più in generale, rispetto al tema della riforma dell'accesso alla professione. La concorrenza non si combatte tentando di arginare l'ingresso di nuovi avvocati, ma garantendo qualità ed efficienza nel lavoro".
Allargando lo sguardo alle ipotesi riforma della professione in Commissione giustizia della Camera, l'Aiga aveva condiviso la proposta Miceli (Pd) che riguardava soprattutto la fase dell'esame ma aveva individuato elementi interessanti anche nella Pdl di Sarno (M5S) come "l'obbligo di motivazione" nel giudizio d'esame e il "compenso minimo garantito" per il praticante, auspicando una sintesi. Entrambe però sono state bocciate dal Consiglio nazionale forense, anche con una forte polemica sui compensi ai praticanti, e dall'Ocf oltre che dalle principali Associazioni. Ora che succede?
"Il problema è che i ‘vecchi' avvocati, sbagliando, non sentono il problema dell'accesso alla professione come prioritario. Rispondere dicendo che prima di modificare l'esame occorre modificare il percorso universitario significa condannare le nuove generazioni a svolgere l'esame con le attuali modalità per i prossimi 10 anni. Tutti concordiamo che sia necessaria una riforma organica, ma intanto riformiamo l'esame di abilitazione. Il dibattito in Commissione Giustizia va avanti, sono sicuro che sia possa arrivare ad una sintesi nonostante le resistenze".
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