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Esame d'avvocato: il Ministero chiede chiarimenti sull'audio di Brescia

Il deputato Pd Carmelo Miceli presenta una interrogazione al Ministro Cartabia "per far luce sulla vicenda"

di Francesco Machina Grifeo

"Non possiamo promuoverli tutti, stiamo bassi". Per il deputato Pd Carmelo Miceli: "I praticanti avvocati vengono trattati come carne da macello per mera statistica. E il merito? E i sacrifici di anni di studio e pratica? Depositerò immediatamente un'interrogazione per fare luce su questa disonorevole vicenda". Miceli, componente delle Commissioni Giustizia e Antimafia, annuncia così su Twitter un'interrogazione urgente per verificare la regolarità dello svolgimento dell'esame per l'abilitazione all'esercizio della professione forense dei praticanti avvocati del Foro di Brescia ad opera della commissione esaminatrice di Lecce.

E si muove anche Via Arenula. Il Ministero della Giustizia, guidato dalla prof. Marta Cartabia che si è spesa personalmente per sbloccare l'impasse in cui ristagnava l'esame di abilitazione, ha infatti "chiesto formalmente informazioni" a riguardo. Un reazione rapida da parte del Dicastero che testimonia la particolare attenzione alle sorti degli oltre 20mila praticanti impegnati in queste settimane nella prima prova orale dell'esame di abilitazione.

Scende in campo anche il presidente della Corte d'appello di Brescia , Claudio Castelli: "chiederò anche se sia possibile rifare l'esame", dice dopo avere sentito il presidente dell'ordine degli avvocati bresciani, Fausto Pelizzari. Mentre l'avvocato Ottavio Martucci, presidente della Commissione esaminatrice distrettuale di Lecce - responsabile di cinque sottocommissioni e non presente ai fatti – ha chiamato l'avvocato Ennio Buffoli, Presidente della Commissione bresciana annunciando che predisporrà tutti gli approfondimenti necessari. Interviene anche il Codacons: "Quello che sta succedendo è inqualificabile" afferma il Presidente Donzelli che poi annuncia: "Chiederemo chiarimenti al Ministro".

Intanto i praticanti avvocati si scatenano sui social tra scetticismo e necessità di non perdere la concentrazione per proseguire nello studio. E c'è chi afferma: "I fatti sono commessi e abbiamo anche le prove, come agire? Studiamo il nostro caso, siamo 23mila avvocati!"

Come sono andate le cose è ben riassunto dalla denuncia della Consulta dei praticanti dell'Aiga (l'Associazione italiana giovani avvocati) che "stigmatizza quanto emerso nelle ultime ore". Il mattino del 4 giugno, durante la correzione prove orali degli aspiranti avvocati di Brescia, alcuni candidati hanno messo in luce come, per un inconveniente tecnico, l'audio di uno dei commissari esaminatori di Lecce sia rimasto acceso durante la camera di consiglio e che uno dei commissari avrebbe invitato la commissione – a quanto sembra il commissario collegato da remoto, mentre gli altri due erano insieme in Corte d'appello - a ridurre il numero di promossi pronunciando l'ormai celebre frase sui social dei praticanti: "Quanti ne avete promossi fino ad ora? Non possiamo promuoverli tutti stiamo bassi".

L'audio poi va avanti e secondo la denuncia dei candidati rimasti collegati si sente dire un ulteriore scambio di battute tra i commissari, uno dice: "Ho fatto apposta una domanda insidiosa", e l'altro: "Io una domanda insidiosa posso farla".

I candidati che stanno affrontando la prova a Brescia sono 475 e fino a venerdì ne sarebbero stati promossi 26 su 30. "Ove confermato quanto accaduto - prosegue la nota dell'Aiga - si confida che il Ministero Giustizia faccia opportuna luce sul punto, si tratterebbe dell'ennesima manifestazione dello scarso interesse sull'esame di abilitazione di avvocato e sulla formazione di una classe professionale meritocratica". "Come se non bastasse - prosegue l'associazione - essersi trovati ex abrupto ad affrontare un'inedita formula di esame di Stato a causa dell'emergenza pandemica".

"Riteniamo inaccettabile - attacca la Consulta - che la valutazione di un candidato venga fatto non già sul merito quanto sul numero dei candidati precedentemente promossi. Gli sforzi di migliaia di praticanti, dopo anni di fatica e di investimenti, non possono essere vanificati a causa di questioni esterne alla preparazione in diritto".

I giovani avvocati auspicano dunque che la segnalazione "venga adeguatamente presa in considerazione dal Ministero della Giustizia e dalla Commissione Centrale affinché facciano luce". "Ci auguriamo – concludono - che venga ristabilito quale unico e valido criterio di valutazione delle prove orali quello della meritocrazia e preparazione giuridica degli aspiranti avvocati che dopo quest'episodio sono ancor più sfiduciati nei confronti di un sistema che continua a confermare tutte le proprie debolezze".