Professione e Mercato

Esame di Stato per gli avvocati: istruzioni per l’uso in attesa della data

Il decreto attuativo del Dl 31 è dato in arrivo sotto Pasqua ma intanto la categoria ha proposto al Parlamento alcune modifiche

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Antonello Cherchi e Valeria Uva

Non c’è solo la questione della data di inizio a pesare sul nuovo esame di Stato degli avvocati come disegnato dal decreto legge 31 di metà marzo. Al calendario - che dovrà, insieme ad altre questioni, essere deciso dal decreto attuativo che dal ministero della Giustizia danno in arrivo a ridosso di Pasqua - si aggiungono una serie di dubbi, perplessità e richieste di modifica che hanno preso corpo durante le audizioni di giovedì 25 marzo davanti alla commissione Giustizia del Senato, che ha esaminato il disegno di legge di conversione del Dl, per poi sottoporlo all’Aula che il 31 marzo lo ha approvato in prima lettura con qualche modifica. E questo è in qualche maniera comprensibile, visto che si tratta della prima volta dal Dopoguerra che si diventerà avvocati senza passare per le prove scritte.

Tra certezze e dubbi

Al momento si sa che l’abilitazione forense si potrà guadagnare superando due prove orali: la prima sarà una sorta di preselezione che si svolgerà con il candidato in presenza e i commissari a distanza; nella seconda prova, invece, potrà essere replicato lo schema della prima, ma è anche contemplata la possibilità che si sia tutti in presenza.
Il decreto legge lascia aperta la porta a un minimo di ritorno alla normalità, da valutare sulla base dell’evolversi della situazione sanitaria.

Questo schema, però, ha bisogno di diversi chiarimenti. Intanto la questione della scelta delle materie della prima prova. Il candidato ne dovrà scegliere una tra diritto civile, penale e amministrativo e la sottocommissione dovrà formulare tre quesiti che sottoporrà al candidato in altrettante buste chiuse e numerate e l’esaminando dovrà sceglierne una. Da molte parti, a cominciare dal Consiglio nazionale forense, è stato chiesto che non siano le singole sottocommissioni a preparare i quesiti ma che ciò avvenga a livello centrale e, dunque, se ne occupi lo stesso ministero della Giustizia. Questo per garantire maggiore uniformità delle domande e ridurre il rischio di ricorsi per disparità di trattamento. Richiesta che, però, non è stata accolta dal Senato.

Il fattore tempo

Per portare a termine la prima prova il candidato ha a disposizione un’ora: 30 minuti per l’esame del caso e altri 30 per la discussione. Anche questo è un elemento che molti vorrebbero modificare- tra questi la Consulta dei praticanti dei giovani avvocati di Aiga - perché ritengono che il tempo a disposizione per l’esame del caso sia poco. Pur considerando la necessità di far svolgere la prova in tempi contingentati, così da poter esaminare più candidati in una stessa seduta, si propone di allungare il tempo della prima parte dell’esame. Un emendamento approvato dal Senato viene incontro a questa richiesta prevedendo che i 30 minuti della valutazione del caso decorrano dalla fine della dettatura del quesito.

Superato il primo orale, il candidato ha a disposizione almeno 30 giorni per prepararsi al secondo, dove dovrà, in massimo un’ora, rispondere a questioni su sei materie: cinque tecniche e una sulla deontologia e la professione forense. A differenza della prima selezione, da sostenere davanti a una sottocommissione sorteggiata fra quelle di distretti omogenei per numero di candidati - per esempio, i distretti di Milano, Napoli e Roma formeranno un gruppo e a ciascun dei tre distretti corrisponderanno 35 sottocommissioni -, la seconda prova si svolgerà davanti alla sottocommissione del distretto in cui si è svolta la pratica.

Anche per questa seconda fase, però, ci potrebbero essere aspetti da mettere a punto. Uno è il tempo tra prima e seconda prova: se si rimane nell’ordine di un mese potrebbe - secondo alcuni - essere poco. È, però, la scelta delle cinque materie tecniche che vede un ampio fronte di critici. In particolare, un’ampia rappresentanza del mondo forense constesta il fatto che non si possa optare, tra le altre, per la materia scelta nella prima prova: se al primo orale si è deciso per diritto civile, nella seconda lo si dovrà accantonare. E così per diritto penale o amministrativo. Anche questo aspetto è stato accolto dal Senato: nella seconda prova si potrà scegliere anche la materia già trattata nella prima prova.

La partita rimane comunque aperta, ma a questo punto diventa, dopo il via libera di Palazzo Madama, più vicino l’obiettivo dichiarato dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia, nell’audizione di metà marzo davanti alla Camera: chiudere la prima prova entro luglio.

IL PERCORSO VERSO L'ABILITAZIONE
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