Civile

Espropri con errori, indennizzo distinto

Il calcolo unico dovuto all’espropriato è al vaglio delle Sezioni unite

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di Gugliemo Saporito

Ancora dubbi sugli importi che spettano al proprietario che subisca una «acquisizione sanante» per l'esecuzione di un'opera di pubblica utilita': la Cassazione del 24 dicembre n. 29625 dubita, infatti, della unificazione in un unico giudizio in Corte di appello di tutti gli importi dovuti, e chiede lumi alle Sezioni unite.

Se l'amministrazione sbaglia nell'espropriare, deve pagare un indennizzo (articolo 42 bis, Dpr 327/2001), ma all'interno dell'importo (composto dal valore venale, dal 10% forfettario e da un ulteriore 5% annuo per il periodo di occupazione illegittima), non si possono accorpare situazioni diverse.

Se si unificano le varie somme dovute, diventa impossibile che il soggetto autore dell'errore nell'espropriazione risponda in modo autonomo; inoltre, il soggetto danneggiato non deve provare il pregiudizio sofferto, perché ha diritto a una forfettizzazione (5% del valore venale del bene) che lo solleva dal rischio di ottenere una somma inferiore.

In altri termini l'Amministrazione che sbaglia nell'esproprio non può spostare sulla collettività tutti i relativi oneri economici, accorpando le varie voci di indennizzo e risarcimento: spetta ora alle Sezioni unite decidere se suddividere le varie voci, lasciando alla Corte d'appello solo gli indennizzi in senso stretto.

Nel caso specifico, errori nella realizzazione di un carcere avevano causato esborsi per circa 30 milioni, dei quali 13 a titolo di danno forfettario, che la Cassazione avrebbe voluto sindacare trovando tuttavia l'ostacolo in un calcolo unico e forfettario.

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