Civile

Fisco al restyling, l'ambiziosa riforma fiscale punta all'innovazione e alla crescita del paese

Non è la prima volta che se ne discute, ma questa sembra essere quella buona. Stiamo parlando della Legge delega per la riforma del sistema fiscale che dovrebbe approdare in Parlamento a maggio 2023, ad oggi strutturata in quattro parti con 21 articoli (l'articolo 22 è relativo alle disposizioni di carattere finanziario)

di Ignazio La Candia, Edoardo Catinari*

Non è la prima volta che se ne discute, ma questa sembra essere quella buona. Stiamo parlando della Legge delega per la riforma del sistema fiscale che dovrebbe approdare in Parlamento a maggio 2023, ad oggi strutturata in quattro parti con 21 articoli (l'articolo 22 è relativo alle disposizioni di carattere finanziario).

Secondo quanto dichiarato dal MEF, gli obiettivi della riforma sono la certezza del diritto, la riduzione della pressione fiscale, la riduzione del contenzioso, nonché l'introduzione nel nostro ordinamento tributario di norme volte ad attrarre capitali esteri. In buona sostanza, la riforma nei suoi tratti essenziali mira sia a razionalizzare e semplificare il sistema tributario (si parla anche di maggiore qualità della legislazione tributaria) sia a migliorare l'adeguamento dello stesso a quello unionale e internazionale (ad esempio, assicurando la coerenza dell'ordinamento interno con le raccomandazione OCSE nell'ambito del progetto BEPS).

Ma quali sono le principali novità previste per le persone fisiche e le società?

Irpef - Equità orizzontale

La riforma dell'imposizione personale è volta a semplificare il sistema e a garantire l'equità orizzontale, attraverso la riduzione della pressione fiscale e la previsione nel breve periodo di 3 aliquote di imposta.

L'obiettivo dichiarato della Legislatura è la previsione di una flat tax per tutti, nonché di una no tax area comune per lavoratori dipendenti e pensionati.

La legge delega interviene su tutte le categorie di reddito IRPEF, al fine di razionalizzare e semplificare il sistema tributario. Ad esempio, per quanto concerne i redditi di natura finanziaria l'obiettivo perseguito è quello di raggruppare i redditi di capitale e i redditi diversi di natura finanziaria in un'unica categoria reddituale soggetta a tassazione in base al principio di cassa (superando quindi uno dei principi previsti dalla riforma Visco) e di compensazione.
Si punta dunque all'eliminazione della tassazione sul maturato.

IRES - la nuova imposta a due aliquote

Al fine di rendere il nostro sistema fiscale maggiormente attrattivo per gli investimenti esteri (e in linea con il contesto internazionale, non a caso viene fatto espresso riferimento alla Global Minimum Tax che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2024), dovrebbe cambiare il paradigma della tassazione, riassumibile nella frase "chi più assume ed investe meno paga". L'obiettivo dunque è quello di incentivare investimenti ed assunzioni, infatti sulla quota di reddito destinata nei due anni successivi a nuova occupazione e/o investimenti qualificati si applicherà una aliquota di imposta ridotta rispetto a quella del 24%, ordinariamente applicabile. Inoltre, si mira alla semplificazione e alla revisione della disciplina della deducibilità degli interessi passivi (in coerenza con le previsioni comunitarie, si pensi ad esempio alla Direttiva ATAD) e al riordino del regime di compensazione delle perdite fiscali, anche attraverso il recepimento dei principi espressi dai giudici unionali.

Imposte indirette

Nel comparto dell'imposizione indiretta, nella bozza di legge delega sono previste disposizioni volte a semplificare la normativa IVA (ad esempio in materia di rimborsi, ci auspichiamo che detta semplificazione possa riguardare anche il sistema delle garanzie normativamente previste a tal fine) ed IRAP, imposta questa che dovrebbe essere - il condizionale è d'obbligo - gradualmente superata attraverso l'introduzione di una sovraimposta con base imponibile corrispondente a quella IRES, al fine di garantire i livelli di finanziamento della spesa sanitaria. Il progetto di riforma abbraccia anche la fiscalità doganale, con l'obiettivo di armonizzare la disciplina nazionale con quella unionale e di completare il processo di telematizzazione delle procedure.

Procedimenti accertativi

La Parte III della bozza di legge delega ridisegna i procedimenti accertativi e le sanzioni applicabili, al fine di creare un nuovo rapporto tra Fisco e contribuente e di semplificare l'intero sistema. Ad esempio, si parla del rafforzamento per i soggetti più grandi della cooperative compliance, della possibilità per i soggetti di minore dimensione di aderire ad un concordato preventivo biennale, della revisione dei rapporti tra processo penale e processo tributario, nonché di una maggiore proporzionalità delle sanzioni rispetto alla condotte contestate, ferma restando la maggiore rilevanza in presenza di comportamenti fraudolenti.

Dai principi espressi nella Legge delega è possibile trarre almeno due considerazioni.

La prima. Sembra essere stata accantonata la riforma del catasto dei terreni e dei fabbricati, urgenza avvertita dalla precedente compagine governativa, con ciò segnando una marcata discontinuità rispetto al passato.

Come più volte sottolineato dall'ex premier Mario Draghi, l'aggiornamento del catasto a valori di mercato rappresenta(va) uno degli obiettivi maggiormente sfidanti per il progetto di riforma fiscale, anche alla luce di quanto previsto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Nella nuova delega conferita al Governo, l'aggiornamento dei valori catastali degli immobili, finalizzato ad allineare (o quantomeno a ridurre) il divario esistente tra gli attuali valori espressi dal catasto ai parametri di mercato, non figura tra gli obiettivi della riforma.

Anche alla luce dei più recenti sviluppi normativi di matrice unionale (segnatamente la proposta di Direttiva Case Green, attualmente in discussione) è lecito chiedersi se l'attuale posizione dell'esecutivo in ordine all'opportunità di aggiornare il catasto possa mutare.

In questa sede è solo il caso di sottolineare come tale proposta di Direttiva sia finalizzata a fissare
(i) parametri stringenti per la classificazione degli edifici in funzione dell'efficienza energetica degli stessi, e
(ii) target di risultato per la riqualificazione del patrimonio immobiliare di ciascuno Stato.
La necessità di reperire ingenti risorse per ristrutturare gli immobili (si stima una spesa media di 50.000 Euro per nucleo familiare) con valutazione energetica insufficiente potrebbe dunque riaccendere il dibattito sulla possibilità di mettere mano (al rialzo) agli attuali valori catastali. Questo è un tema, dunque, di cui si dovrà discutere.

La seconda. L'IRES a due aliquote rappresenta una novità di grande interesse e, in quanto tale, va accolta con favore.

La riformulazione di tale imposta non può però in alcun modo prescindere da un preventivo riordino delle agevolazioni fiscali attualmente esistenti, non sempre coordinate tra loro, si pensi ad esempio al credito di imposta ricerca e sviluppo, al credito di imposta 4.0, al credito di imposta formazione 4.0., alle variegate agevolazioni previste per le assunzioni a tempo indeterminato, all'agevolazione ACE.

Diversamente ragionando, si rischia un vero e proprio cortocircuito normativo che minerebbe uno degli obietti della stessa riforma, ossia la semplificazione normativa e la certezza del diritto. Detto altrimenti, si deve porre rimedio alla crescente proliferazione di norme, stratificate negli anni, il cui coordinamento con la disciplina generale della tassazione è diventato sempre più difficile e complesso.

Una nota di chiusura finale. È prevista l'elaborazione dei Testi Unici entro 12 mesi (Fase 1), nonché (Fase 2) la codificazione del diritto tributario entro 24 mesi (più o meno, quindi, a metà 2025).

Ci auspichiamo che a tal fine possa essere seguito, almeno come traccia, il c.d. "Modello Draghi" (di cui tanto si è parlato) improntato ad una revisione organica e coerente del sistema fiscale: il sistema tributario infatti è un meccanismo complesso le cui parti si legano una all'altra, con la conseguenza che non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta se si intende ottenere un risultato diverso rispetto ai precedenti tentativi di riforma.


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*A cura di Ignazio La Candia, Associate Partner, International tax practice, Studio Pirola Pennuto Zei & Associati - Edoardo Catinari, Associate, International tax practice, Studio Pirola Pennuto Zei & Associati

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