Penale

Giudice nega legittimo impedimento ad avvocata incinta di 8 mesi

Il legale ha deciso di presentare un esposto al Csm contro la giudice del Tribunale di Venezia “onde scongiurare che altri possano subire tali ingiustizie”

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Un’avvocata genovese all’ottavo mese di gravidanza chiede il rinvio di un’udienza per legittimo impedimento ma il giudice glielo nega. È quanto denuncia l’avvocata Federica Tartara che vive e lavora a Genova. L’episodio riguarda però un’udienza davanti al Tribunale di Venezia. L’avvocata ha prima raccontato la vicenda in un post sui social e poi ha deciso di presentare un esposto al Consiglio superiore della magistratura.

“Oggi è successa una cosa che ritengo gravissima per la mia professione: avevo udienza penale a Venezia e avendo il parto previsto tra circa tre settimane ho chiesto il rinvio per legittimo impedimento cosi come prescritto espressamente dal nostro codice di procedura penale per le donne in gravidanza”, si legge nel post.

L’avvocato Tartara che è anche direttrice dell’Alta Scuola Estradizioni di Cpi ricorda che secondo l’articolo 420 ter comma 5 bis del Cpp ’è assolutamente incontestabile’ il diritto del difensore in stato di gravidanza di ottenere un rinvio dell’udienza per legittimo impedimento nei 2 mesi antecedenti il parto e nei tre mesi successivi. “Ma a me – prosegue -, il giudice, oltretutto donna anche più giovane di me, lo ha negato, dopo, peraltro, aver presentato tempestivamente il certificato medico attestante lo stato di gravidanza e la data presunta del parto”. “Tra l’altro – prosegue -, ricordo che il rinvio per legittimo impedimento del difensore sospende la prescrizione quindi non si sarebbe verificato alcun vulnus processuale”.

L’avvocata era stata contattata dall’accusata (insieme al marito) per un caso di appropriazione indebita il 4 novembre scorso perché rimasta sprovvista di difensore a pochi giorni dall’ultima udienza del processo fissata per il 12 novembre. Tartara ha quindi immediatamente depositato la nomina e contestualmente l’istanza di rinvio secondo le norme previste. Al processo l’avvocato ha poi inviato un domiciliatario in loco per il dibattimento, nella stessa udienza la giudice ha comunque deciso di rigettare la richiesta di rinvio del difensore “sostenendo che vi fossero già stati troppo rinvii e che un legale che sa di non potersi assumere un incarico non deve assumerlo”, riporta Tartara.

Al termine dell’udienza gli imputati, moglie e marito, vengono condannati a due anni di reclusione e ad un versamento di una provvisionale di 15.000 euro in favore della parte civile.

“Se avessi ottenuto il rinvio avrei avuto anche più tempo per poter studiare gli atti - dice Tartara - Di fatto, gli assistiti sono stati privati di un’adeguata assistenza difensiva. Ma il punto non è questo, lascia basiti la decisione da parte di un magistrato che impedisce ad una professionista incinta ciò che è legittimo per legge. Un giudice che dovrebbe attenersi alla Costituzione, e invece qui siamo di fronte ad un atto discriminatorio”. L’avvocato Tartara ha deciso così di presentare un esposto al Csm contro la giudice del Tribunale di Venezia “onde scongiurare che altri possano subire tali ingiustizie”. E non è escluso che possa esserci un intervento anche da parte dell’Ordine degli avvocati di Genova e della Camera Penale Veneziana.

Intanto, incassa la solidarietà delle Camere penali del diritto europeo e internazionale. “Esprimiamo piena solidarietà alla collega Federica Tartara, direttrice dell’Alta Scuola Estradizioni di Cpi, e profonda preoccupazione per la deriva del sistema giudiziario italiano, in cui alcuni magistrati sembrano assumere un ruolo interpretativo eccessivo, mettendo a rischio l’equilibrio costituzionale - afferma l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale.

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