Civile

Giudici di pace, Tribunale di Napoli: trattamento da adeguare ai magistrati ordinari

"È la prima sentenza - spiega di Giovanni (Unagipa) - che decide nel merito applicando ladecisione della Cgue"<br/>

di Francesco Machina Grifeo

Arrivano i primi riconoscimenti giurisidizionali per la magistratura onoraria che ha dichiarato lo "stato di agitazione permanente" e che promette di passare all'"astensione" da tutte le attività se il Governo entro due settimane non aprirà le porte di Via Arenula per un confronto.

Con un provvedimento di cui per ora si conosce solo il dispositivo, la motivazione è attesa entro il mese di dicembre, la Sezione lavoro del Tribunale di Napoli (giudice Giovanna Picciotti) ha infatti proncunciato una decisone giudicata "importantissima" dalla categoria, accogliendo i ricorsi dei Gdp, ed aprendo ad un "trattamento economico e normativo equivalente a quello assicurato ai lavoratori comparabili".

"È la prima sentenza - spiega Maria Flora di Giovanni, presidente Unagipa - che decide nel merito applicando la sentenza UX dellla Cgue". Il riferimento è alla decisione (causa C-658/18) con cui nel luglio scorso i giudici di Lussemburgo hanno fissato una serie di paletti ritenuti decisivi. In primis, l'inquadramento come "lavoratori", secondo il diritto europeo, dei giudici di pace. In secondo luogo, il riconoscimento del fatto che svolgono le loro funzioni "nell'ambito di un rapporto giuridico di subordinazione sul piano amministrativo". Il Ministro Bonefede invece ancora la settimana scorsa, al question time alla Camera, ha ribadito che per il nostro ordinamento la "spontaneità della adesione" è l'elemento caratterizzante della Magistratura onoraria. La Corte Ue infine ha rinviato al giudice nazionale la valutazione in concreto "se il giudice di pace sia in una situazione paragonabile a quella di un magistrato ordinario".

Ebbene con la decisione del 26 novembre scorso, il Tribunale di Napoli ha dichiarato che: "per le funzioni di Giudice di Pace svolte, i ricorrenti rientrino nella nozione di ‘lavoratore' secondo il diritto eurounitario". Ha poi affermato il "diritto dei ricorrenti ad un trattamento economico e normativo equivalente a quello assicurato ai lavoratori comparabili che svolgono funzioni analoghe alle dipendenze del Ministero convenuto (quello della Giustizia, ndr), con conseguente condanna al pagamento delle conseguenti differenze retributive, nei limiti della prescrizione quinquennale", che verranno liquidate in altre sede. Ed ha dichiarato anche "l'abusiva reiterazione del termine apposto ai singoli incarichi" e così condannato il Ministero al risarcimento del danno "in favore di ciascun ricorrente, nella misura pari a cinque mensilità dell 'ultima retribuzione globale di fatto spettante".

Il 5 novembre scorso, invece, in via cautelare, il Presidente del Tar Emilia Romagna, con decreto monocratico, ha accordato ad un Gdp di Rimini di continuare a svolgere le funzioni giurisdizionali e celebrare udienza civile nel suo Ufficio successivamente al compimento del 68esimo anno di età. La trattazione collegiale in Camera di consiglio è fissata per il 10 dicembre. Al centro del contenzioso la previsione contenuta nella riforma Orlando (art.29, comma 2, del Dlgs n.116/2017) per cui i magistrati onorari cessano automaticamente al raggiungimento del 68° anno di età.

Intanto prosegue la protesta di due giudici di Palermo, due donne, in sciopero della fame da sei giorni, Vincenza Gagliardotto e Sabrina Argiolas. "Quotidianamente – si legge in una nota della Consulta della M.O. - vanno in Tribunale, anche se Vincenza ormai pesa 45 chili. Il medico le monitora, ma loro non vogliono fermarsi". Quelle due magistrate, prosegue il comunicato, "chiedono diritti, per la categoria alla quale appartengono, per avere dato allo Stato anni della propria vita, perché sono stanche di essere insultate con appellativi come 'volontari', 'adepti spontanei', 'stampelle', 'errori del sistema', 'stabili precari'. Ogni termine è stato usato per i 5000 magistrati onorari in servizio, tranne l'unico che vogliono, che pretendono: lavoratori". E annunciano, rivolgendosi direttamente a Alfonso Bonafede, che "martedì Giulia Bentley, vice procuratore a Palermo, con un'esperienza oncologica non ancora terminata, si unirà a Vincenza e Sabrina". I flashmob partiti ieri "dalle due città simbolo di questo movimento spontaneo – conclude -, non sono passerelle, bensì l'inizio di una protesta montante ".

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