Civile

Giustizia tributaria, ok del Senato - Concorso aperto ai commercialisti

Il testo passa alla Camera. Approvato emendamento De Bertoldi per cui i laureati in Economia e Commercio potranno accedere ai concorsi per la magistratura tributaria

Con 166 voti favorevoli, 7 contrari e 15 astensioni, il Senato, giovedì 4 agosto, ha approvato, nel testo licenziato in sede redigente, il Ddl n. 2636, recante disposizioni in materia di giustizia e di processo tributari, sul quale hanno riferito i senatori Ostellari (per la 2a) e D'Alfonso (per la 6a). Il testo passa alla Camera. Approvato l'emendamento De Bertoldi per cui i laureati in Economia e Commercio potranno accedere ai concorsi per la magistratura tributaria.

Soltanto due giorni fa il presidente di Uncat, Antonio Damascelli, audito in commissioni riunite Finanze e Giustizia del Senato aveva lanciato un appello affinché l'accesso alla magistratura tributaria fosse riservato ai laureati in giurisprudenza.

Ok a concorso per laureati in Economia - Via libera alla possibilità per i laureati in discipline economiche (con diploma di laurea magistrale in Scienze dell'Economia, o in Scienze economico-aziendali, o con "titoli degli ordinamenti previgenti a questi equiparati") di accedere al concorso per diventare magistrato tributario. A prevederlo l'emendamento alla riforma della giustizia tributaria di FdI, primo firmatario il senatore Andrea de Bertoldi, approvato in Commissione Finanze del Senato, prima che il testo arrivasse all'esame dell'Aula. La correzione fa sì, dunque, che ai laureati in Economia vengano date le medesime chance di chi ha conseguito la laurea in Giurisprudenza di partecipare alle selezioni per divenire giudice tributario, andando incontro alle richieste formulate alle Istituzioni, nelle settimane passate, dalle rappresentanze professionali dei commercialisti (Consiglio nazionale e sindacati di categoria).

Commercialisti, bene su laurea Economia - "L'ammissione al concorso per la nomina a magistrato tributario anche per i laureati in Economia, e non solo, come previsto in precedenza, per quelli in giurisprudenza, è una scelta di assoluto buon senso, con la quale si garantisce alla giustizia tributaria italiana l'apporto di competenze tecnico-professionali imprescindibili, che fanno parte del bagaglio formativo dei soli laureati in economia. ". Parola del presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Elbano de Nuccio.

Ungdcec (commercialisti), ok su laurea - "Abbiamo da sempre sostenuto con forza la necessità che i laureati in Economia possano accedere al concorso per la giustizia tributaria", perché "i commercialisti sono un pilastro fondamentale per far funzionare correttamente e con efficacia la macchina tributaria italiana. È venuta, infatti, l'ora di sfatare il mito, secondo cui i commercialisti non risultano edotti della normativa e delle dinamiche processuali, dal momento che anche noi siamo dotati di competenze in tale ambito così come, ancora di più, delle tematiche economico-sostanziali, le quali rappresentano l'elemento cardine dei contenziosi in materia tributaria". Lo si legge in una nota dell'Ungdcec (Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili) presieduta da Matteo De Lise.

Lannutti (Cal), 'riforma tributaria colpo a separazione poteri' - "Questo ddl di riforma della giustizia tributaria è una riforma suicida per lo Stato di diritto fondato sulla separazione dei poteri perché dà al potere esecutivo funzioni e controlli sul potere giudiziario, calpestando così quella divisione dei poteri da 3 secoli caposaldo delle democrazie liberali". Lo ha detto nel suo intervento in aula il senatore Elio Lannutti di Cal-IdV. Lannutti scende poi nel merito del provvedimento: "Con 50mila cause questa riforma crea un giudice professionale a tempo pieno e accentua il verticismo decisorio da parte della Cassazione, lasciando immutata la struttura attuale. I magistrati di Cassazione non potranno entrare nelle nuove commissioni tributarie, ma i magistrati ordinari che optano per la magistratura tributaria non potranno tornare indietro per accedere alla Corte di Cassazione. Con il "rinvio pregiudiziale" e la pronuncia dei "principi di diritto in materia tributaria" si indebolisce la capacità interpretativa e propulsiva dei magistrati tributari e di contro si rafforza quella della Corte di Cassazione, che a regime non avrà una formazione specialistica altrettanto approfondita", ha concluso Lannutti.

Marino (Iv), bene novità su commissioni tributarie - "Un raggio di luce lo rappresenta un nostro emendamento approvato sul cambio di denominazione delle commissioni tributarie provinciali e regionali in corte di giustizia di primo e secondo grado: quello che può apparire e come un mutamento nominalistico è in realtà un passo in avanti nella radicale riforma della giustizia tributaria". Così il senatore di Italia Viva, Mauro Marino, intervenendo in dichiarazione di voto. "Sulla parte ordinamentale - aggiunge l'esponente di Iv - sono invece carenti le modifiche: l'inquadramento dei giudici tributari sotto il Mef è paradossale perché essi diventeranno dipendenti del Ministero, creando un vulnus incredibile".

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