Civile

Green Pass, la protesta dei magistrati onorari: siamo gli unici a rischiare il posto

Movimento nazionale forense: certificato verde non sia ennesima occasione per rallentare gli uffici giudiziari

di Francesco Machina Grifeo

L'obbligo del green pass nei luoghi di lavoro, previsto dal decreto legge approvato il 16 settembre scorso dal Governo, dal 15 ottobre prossimo alla fine dell'anno, agita la "giustizia". Protestano gli avvocati del Movimento nazionale forense e dell'Aiga. I primi paventano che la misura possa produrre un ulteriore rallentamento di tutte le attività da svolgere in Tribunale; i secondi che sia la "scusa" per mantenere l'attuale status quo: con accessi contingentati, prenotazioni ecc.

Ma ad essere insoddisfatti sono anche i Magistrati onorari che scoprono dal testo della norma, peraltro ancora in attesa di essere pubblicata sulla "Gazzetta Ufficiale", di essere l'unica categoria che rischia il posto in caso di mancata presentazione del certificato. Non così i magistrati ordinari per i quali è prevista soltanto una sanzione disciplinare."Per i magistrati onorari è l'ennesima doppia beffa", sottolinea un comunicato unitario delle rappresentanze. "Siamo gli unici lavoratori per i quali è previsto 'il licenziamento' se privi di green pass, effetto discriminatorio rispetto al magistrato professionale comparabile, non esistendo ancora una norma che preveda anche per questi lavoratori la graduazione delle sanzioni disciplinari".

"Ma non basta. Laddove, anche muniti di green pass, risultassimo positivi perché esposti al contatto quotidiano con l'utenza negli Uffici giudiziari, saremo costretti a rimanere in quarantena senza alcun ristoro economico, non così per dipendenti e magistrati professionali". "È l'ennesima conseguenza aberrante dello status riservatoci da anni - attaccano -, in attesa perenne della giusta riforma che non arriva mai. Quanto mai urgente è il deposito del maxi emendamento governativo al testo di riforma della Magistratura onoraria presso la commissione giustizia.", conclude la nota dei togati onorari.

E infatti scorrendo il testo del decreto si legge che per i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, gli avvocati e procuratori dello Stato, i componenti delle commissioni tributarie, l'assenza dall'ufficio conseguente alla carenza o alla mancata esibizione della certificazione "è considerata assenza ingiustificata". Mentre l'accesso senza attestato "integra illecito disciplinare ed è sanzionato per i magistrati ordinari ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 23 febbraio 2006, n. 109", vale a dire la "censura", e per gli altri soggetti "secondo i rispettivi ordinamenti di appartenenza".

Per quanto riguarda invece l'accesso del magistrato onorario, il co. 4 dell'articolo 2 del Dl prevede "la sospensione dell'incarico onorario fino a quando il magistrato onorario non esibisce la certificazione di cui al comma 1". La sospensione viene disposta dal Consiglio superiore della magistratura, al quale è trasmesso "senza ritardo" il verbale di accertamento della violazione. "Il protrarsi dell'assenza - prosegue il comma - in conseguenza della carenza o della mancata esibizione della certificazione di cui al comma 1 oltre il termine di trenta giorni comporta la revoca dall'incarico ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116".

Preoccupati per le conseguenze organizzative del Pass anche i legali del Movimento nazionale forense che ricordano come, "al fine di consentire il pieno svolgimento dei procedimenti", l'obbligo "non si estende ad avvocati e altri difensori, consulenti, periti e altri ausiliari del magistrato estranei all'amministrazione della Giustizia, testimoni e parti del processo". Per i legali tuttavia "è ormai improrogabile - dopo quasi due anni di attività "a scartamento ridotto" - l'avvio della fase di effettiva ripartenza dell'intero comparto della Giurisdizione: per tale ragione, il Movimento Forense ritiene doveroso far presente la necessità che l'applicazione della suddetta nuova disciplina non gravi ulteriormente sulla (già contratta) operatività degli uffici giudiziari, con il rischio di accentuare il rallentamento dei processi e rendere ancora più difficoltoso l'accesso alle cancellerie".

"Ferma restando, infatti, l'intangibile finalità di contenere l'emergenza sanitaria – concludono -, non v'è dubbio che occorra salvaguardare anche il diritto di difesa dei cittadini, che può avere adeguata espressione unicamente con la piena fruizione di tutti gli strumenti processuali -non soltanto telematici, ma anche in presenza - senza che ritardi e inefficenze finiscano con il rappresentare l'ennesimo indebito ostacolo all'esercizio dell'attività forense.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©