Penale

Il chirurgo che non fa il controllo finale del sito risponde dell'errore dell'infermiere sulla conta delle garze

Il fatto che la verifica del materiale impiegato per operare competa all'infermiere non solleva da responsabilità il capo dell'equipe

di Paola Rossi

Il chirurgo in qualità di capo dell'equipe operatoria risponde per colpa, non lieve, se non procede all'ispezione del sito chirurgico prima di provvedere alla suturazione dei tessuti. E anche se ha sottoscritto la scheda infermieristica che attesta la parità delle garze e degli strumenti in entrata e in uscita. Conta che non è di sua competenza ma che non esclude il dovere di diligenza cui è tenuto il chirurgo nell'esecuzione di un intervento dall'inizio alla sua conclusione.

La Corte di cassazione, con la sentenza n. 392/2022, ha respinto il ricorso del chirurgo che riteneva di avere del tutto incolpevolmente lasciato all'interno del corpo del paziente una garza. Altrimenti, sosteneva il ricorrente, verrebbe attribuita una responsabilità oggettiva a carico del capo dell'equipe medica anche per fatti di competenza di altri professionisti, cioè gli infermieri.

La Cassazione nel confermare che non si tratta di responsabilità oggettiva del capo dell'equipe chirurgica chiarisce, però, che la posizione di garanzia che riveste gli impone di controllare l'operato di infermieri e strumentisti in maniera non solo formale. Si tratta di una collaborazione attiva e continua che si conclude con la suturazione della ferita da parte del capo dell'equipe, il quale è tenuto ad agire effettuando tutto quanto è nella sua possibilità ai fini della sicurezza del paziente. Quindi non poteva essere sollevato dalle proprie responsabilità il ricorrente che si giustificava illustrando di aver non solo firmato la scheda infermeristica sulla conta delle garze presenti a inizio e a fine operazione, ma di aver proceduto a richiudere il taglio solo dopo aver chiesto e ottenuto l'ok del capo infermieristico. Come diceva il ricorrente, in effetti, non è facile ictu oculi verificare la presenza di una garza residua che per errore di calcolo non risultava derelitta nel corpo del paziente. Infatti, la garza imbibita di sangue può ben mimetizzarsi tra i tessuti e gli organi del paziente. Il chirurgo, però, avrebbe dovuto procedere alla revisione finale del sito chirurgico per scongiurare qualsiasi errore nella conta delle garze non di sua competenza e che solo apparentemente dava il corretto risultato di parità tra quelle in entrata e quelle in uscita. Conclude la Cassazione che tale scrupolo - che è vero e proprio dovere di diligenza - va sempre praticato in quanto l'errore nel conteggio di garze e strumenti impiegati può collocarsi a monte o in qualsiasi fase operativa o preparatoria all'intervento.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©