Comunitario e Internazionale

Il «coccodrillo» è solo Lacoste

Francesco Machina Grifeo

Lacoste conserva il monopolio del “coccodrillo” come segno distintivo per vestiti, scarpe e prodotti in cuoio. Con la sentenza 30 settembre 2015, Causa T-364/13, infatti, il Tribunale dell'Unione europea ha confermato il diniego alla registrazione di un marchio raffigurante un caimano, chiesto da una società polacca, per il «rischio di confusione» con la più nota griffe dell'abbigliamento.

Nel 2007 l'Ufficio per l'armonizzazione nel mercato interno (Uami) aveva già accolto, parzialmente, l'opposizione della Lacoste, negando la registrazione del segno della Mocek et Wenta per i prodotti in cuoio, i vestiti e le scarpe. L'azienda ha allora fatto ricorso al Tribunale Ue.

Con la sentenza di oggi, il Tribunale considera, al pari dell'Uami, che i segni in conflitto presentano una «debole somiglianza visiva», avendo in comune la rappresentazione di un rettile dell'ordine dei coccodrilli con la coda ritorta e che il grande pubblico memorizza in generale solo l'immagine imperfetta di un marchio. Sul piano concettuale, però, la somiglianza è «per lo meno media», poiché entrambi si riferiscono al medesimo genere animale. Mentre l'aspetto fonetico (“Kajman”) non è pertinente, poiché il marchio della Lacoste non comprende elementi denominativi, diversamente dall'altro.

A questo punto la questione è se la «debole somiglianza visiva e la media somiglianza concettuale dei segni in conflitto» depongano, o meno, per l'esistenza di un «rischio di confusione tra tali due segni», considerato il fatto incontestato che il marchio della Lacoste ha acquisito, grazie all'uso, «un carattere distintivo elevato».

Così stando le cose, i giudici di Lussemburgo hanno ribadito che «esiste un rischio di confusione, poiché il grande pubblico rischia di credere che i prodotti recanti i segni in conflitto provengano dalla stessa impresa o da imprese legate economicamente». In particolare, la rappresentazione del caimano della Mocek e Wenta «potrebbe essere percepita come una variante della rappresentazione del coccodrillo della Lacoste, essendo quest'ultima ampiamente nota al grande pubblico».

Tribunale Ue - Sentenza 30 settembre 2015 - Causa T-364/13

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