Civile

Il mondo delle polizze finanziarie in mutamento tra Retail Investment Strategy e nuovi principi di product governance

Tra le novità più rilevanti il divieto di percepire incentivi per l’attività di collocamento dei prodotti c.d. PRIIPs (tra cui le polizze finanziarie) laddove non abbinata a un servizio di consulenza, nonché la revisione dei criteri di ammissibilità dei c.d. inducements e la loro piena applicazione anche in ambito assicurativo

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di Fabrizio Cascinelli*

E’ un momento di grandi cambiamenti per la distribuzione di prodotti finanziari e in particolare per il mondo delle polizze finanziarie, uno degli strumenti principali utilizzati in questo momento di mercato in ambito wealth management . Cambiamenti che comporteranno significativi impatti tanto per le compagnie assicurative, quanto per gli intermediari chiamati a collocarle sul mercato.

Sullo sfondo c’è, a livello europeo, la retail investment strategy , che una volta portata a compimento imporrà una netta revisione della struttura di pricing dei prodotti e dei pertinenti accordi tra produttore e distributore.

Tra le novità più rilevanti, spicca il divieto di percepire incentivi per l’attività di collocamento dei prodotti c.d. PRIIPs (tra cui le polizze finanziarie) laddove non abbinata a un servizio di consulenza, nonché la revisione dei criteri di ammissibilità dei c.d. inducements e la loro piena applicazione anche in ambito assicurativo. A ciò si aggiunge la complessiva rivisitazione della trasparenza sui costi e sugli oneri e della documentazione da mettere a disposizione della clientela.

Le nuove regole sono soggette a un iter approvativo ancora piuttosto tortuoso ed articolato, che dovrà scontare anche l’avvicendamento ai vertici delle istituzioni dell’Unione Europea.

Nel contesto nazionale, tuttavia, l’IVASS ha ritenuto in qualche modo di anticipare alcuni principi contenuti nella retail investment strategy, ponendo recentemente in consultazione una Lettera al Mercato in materia di governance dei prodotti (POG).

In base a questi nuovi principi, le compagnie sarebbero tenute ad irrobustire i processi di realizzazione e revisione dei prodotti assicurativi, di individuazione di target market di prodotto sempre più granulari e circostanziati, nonché di revisione delle modalità di declinazione del valore adeguato per il cliente (c.d. value for money ) sulla base di specifici requisiti in materia di product testing, tra l’altro considerando ipotesi di stress anche in relazione ai possibili scenari di mercato.

Tra i prodotti maggiormente posti sotto la lente di ingrandimento del Regulator spiccano i Multiple Option (cd. MOPs), spesso presenti sul mercato con scelte di investimento sulla base di “ linee guidate ”, ma talvolta anche nella conformazione “ a scelta libera ”.

Le previsioni in consultazione sembrano orientare gli operatori verso una “ standardizzazione delle opzioni di investimento sottostanti tali prodotti, proprio a discapito delle opzioni che presentano una maggiore flessibilità nell’allocazione dell’investimento, in quanto per queste ultime risulterebbe più difficile stabilire il target market a monte, generando rischi di misselling.

Al momento, non vi sono precise indicazioni circa la necessità di abbinare alla vendita di tali prodotti un adeguato servizio di consulenza da parte dei distributori, cosa su cui sarebbe forse parso più ragionevole porre l’accento, data la natura di tali prodotti.

È indubbio che si prospettano, sia per le imprese di assicurazioni che per i distributori e le relative prassi di vendita delle polizze finanziarie impatti di una certa rilevanza. Tali impatti sono probabilmente ancor più rilevanti per le reti di agenti tradizionali che ancora non sono in grado di fornire una assistenza consulenziale alla clientela, ciò che sicuramente imporrà una ulteriore diversificazione tra i prodotti che le compagnie potranno rendere disponibili a seconda della rete distributiva utilizzata.

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*A cura di Fabrizio Cascinelli, Partner PwC Tax & Legal Services, Head of Financial Regulations Department

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