Il sequestro dei documenti del notaio vincolato dalla Cedu
Il sequestro di documenti nella sede di uno studio associato di notai di diritto pubblico, per indagini legate a una frode commessa da privati, può essere deciso solo rispettando gli standard della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Dunque, è una violazione dell’articolo 8, che tutela il diritto al domicilio e alla corrispondenza, un’azione svolta senza un provvedimento dell’autorità giurisdizionale se lo Stato non dimostra che la possibilità di chiedere una revisione ex post factum sia effettiva e capace di controbilanciare l’assenza nella fase preventiva. È la Corte europea dei diritti dell’uomo a stabilirlo con la sentenza depositata il 24 luglio (ricorso 43190/10) nel caso “Etica professional public notary organisation contro Romania”, che è costata allo Stato in causa una condanna per violazione dell’articolo 8. Respinto, invece, il ricorso per violazione dell’articolo 1 del Protocollo n. 1 sul diritto di proprietà. Per la Corte, l’ingerenza era prevista dalla legge ma non è stata proporzionata e necessaria perché l’associazione professionale, che ha presentato il ricorso, non era accusata di alcun illecito e, quindi, l’azione serviva solo ad assicurare alcune prove relative a illeciti di privati. Inoltre, lo Stato non ha fornito alcuna prova sull’urgenza di un intervento senza l’autorizzazione degli organi giurisdizionali.