Civile

Il Tutor non fu contraffatto da Autostrade

Il cuore dell’invenzione è stato individuato non più nel collegamenti tra i vari portali di rilevazione, ma nel sistema di identificazione dei veicoli.

di Maurizio Caprino

Il brevetto del Tutor non si può ritenere contraffatto da Autostrade per l’Italia (Aspi). È l’ultima decisione della Corte d’appello di Roma (sentenza depositata il 13 aprile, causa 6735/2019) della contrastata vicenda iniziata nel 2006 con il ricorso di una piccola società toscana Craft, che nel 1999 aveva brevettato un suo sistema analogo, contro il gestore di metà della rete autostradale italiana.

Ora, dopo due passaggi in Cassazione con altrettanti rinvii in appello ed esiti altalenanti, la Terza sezione civile ha deciso sul principio di diritto enunciato dalla Suprema corte nella sentenza 21405/2019, secondo cui si ha contraffazione per equivalenti quando uno stesso problema tecnico è risolto da invenzioni equivalenti e non quando è risolto da invenzioni diverse.

Rispetto alla precedente decisione di appello, il cuore dell’invenzione è stato individuato non più nel collegamenti tra i vari portali di rilevazione, ma nel sistema di identificazione dei veicoli. E quello di Aspi (spire induttive annegate nell’asfalto) è diverso da quello a raggi luminosi (spire virtuali) di Craft. La differenza emerse in primo grado, in una perizia d’ufficio.

La chiusura della vicenda del brevetto non esaurisce i contenziosi sul Tutor: ce ne sono vari e articolati (civili e penali) sulla proprietà del suo software di gestione, tra Aspi e l’imprenditore di Latina Alessandro Patané, che lavorò alla sua modifica. Vi sono coinvolti anche il ministero dell’Interno e l’Anas come utilizzatori. La causa civile principale è in appello e si attende la sentenza per il 2022.

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