Penale

Illecito 231 per la vendita di falsi prodotti doc

La Cassazione respinge il ricorso del presidente del Cda, secondo il quale il sequestro, finalizzato alla confisca per equivalente, non poteva essere supportato dal reato associativo

di Patrizia Maciocchi

Via libera al sequestro preventivo delle quote sociali - per l’illecito amministrativo previsto dalla legge 231/2001 - della cooperativa che vende falsi vini Doc. La Cassazione (sentenza 47810) respinge il ricorso del presidente del Cda, secondo il quale il sequestro, finalizzato alla confisca per equivalente, non poteva essere supportato dal reato associativo, strumento utile di per sé a commettere reati che, solo potenzialmente, possono portare profitto. E, nel caso specifico la contraffazione era improduttiva di profitto.

Per la Suprema corte invece, il Tribunale aveva correttamente individuato il profitto, attraverso una stima dei corrispettivi ottenuti con le vendite dei vini in frode. La quantificazione era stata fatta sulla base della differenza, tra quanto la società avrebbe ottenuto commercializzando gli stessi quantitativi, ma come vini da tavola comuni. È dunque legittimo il sequestro preventivo prima nei confronti della società, e poi dei soci.

Un sequestro giustificato anche dallo stato di dissesto della società, emerso da un verbale del Cda. Né ad escludere la misura basta il cambio degli organi gestori, essendo rimasta invariata la compagine, di un ente nel quale per lungo tempo era stato commesso un delitto contro l’economia pubblica. Le nuove misure organizzative adottate non erano abbastanza affidabili e idonee a scongiurare la dispersione del patrimonio in vista della confisca.

Non passa neppure la censura relativa alla valutazione delle quote societarie sequestrate. Anche in questo caso l’ordinanza impugnata ha fatto un corretto riferimento al valore nominale e non al preteso valore di mercato.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©