Lavoro

Illegittimo il licenziamento del lavoratore che alza le mani per difendersi dagli schiaffi del collega

Il collega violento avrebbe voluto proseguire la rissa in un reparto del supermercato

di Giampaolo Piagnerelli

Va risarcito il lavoratore licenziato per aver alzato le mani contro un collega che lo aveva preso a schiaffi. Lo precisa la Cassazione con l'ordinanza n. 10621/21.

La Corte d'appello di Firenze con sentenza n. 755/19 ha accolto il reclamo del lavoratore e ha dichiarato illegittimo il licenziamento riconoscendo il risarcimento del danno. I giudici di secondo grado hanno applicato la tutela del "nuovo" articolo 18 della legge 300/70 e per l'effetto, dichiarando risolto il rapporto di lavoro con decorrenza dalla data di recesso, hanno disposto un'indennità pari a 18 mensilità dell'ultima retribuzione di fatto. In estrema sintesi a fondamento del decisum, la Corte d'appello ha posto le seguenti argomentazioni e ricostruzioni dei fatti: il lavoratore durante una discussione con un collega in un reparto del supermercato era passato alle vie di fatto. La scena era visibile e udibile da parte degli altri colleghi e dai clienti del medesimo reparto, una condotta astrattamente riconducibile all'ipotesi sanzionata dal Ccnl di settore, con il licenziamento senza preavviso, tuttavia il recesso datoriale viene giudicato illecito in quanto il lavoratore aveva sì colpito il collega ma solo dopo essere stato schiaffeggiato. Infatti, terminata la prima discussione, avvenuta in un reparto e rimasta nei limiti del confronto verbale, il lavoratore aveva continuato a operare senza dare seguito al diverbio, era stato il collega a seguirlo con l'intenzione di proseguire il litigio e di aggredirlo.

Sulla decisione ha proposto ricorso il supermercato ma è stato giudicato dalla Cassazione inammissibile, non indicando nei modi rigorosi richiesti dall'articolo 360 n. 5 del Cpc il fatto storico.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©