L’estradizione nel quadro della cooperazione giudiziaria internazionale: nuove sfide e prospettive future
L’evoluzione dell’estradizione è un indicatore significativo della capacità degli Stati di adattarsi alle sfide della globalizzazione, modificando i propri sistemi giuridici senza mai sacrificare i principi fondamentali dello Stato di diritto
L’estradizione è un pilastro fondamentale della cooperazione giudiziaria internazionale, la cui disciplina si articola in un complesso sistema normativo multilivello, fondato su trattati bilaterali e multilaterali, nonché su convenzioni adottate da organizzazioni sovranazionali, quali l’ONU e il Consiglio d’Europa. Questo meccanismo giuridico risponde alla necessità di garantire l’efficace amministrazione della giustizia nei casi di criminalità transnazionale, impedendo che i soggetti accusati di crimini gravi possano sottrarsi alle conseguenze penali semplicemente attraversando i confini nazionali.
Fondamenti giuridici e principi operativi
L’estradizione consente il trasferimento di una persona da uno Stato (richiesto) a un altro (richiedente) per due scopi principali: consentire lo svolgimento di un processo penale (c.d. estradizione processuale) o permettere l’esecuzione di una condanna definitiva (c.d. estradizione esecutiva).
Il quadro normativo in materia si basa su principi consolidati e fondamentali:
• (a) la doppia incriminazione (art. 13, co. 2, c.p.), che subordina la concessione dell’estradizione alla previsione del fatto come reato in entrambi gli ordinamenti giuridici coinvolti;
• (b) la specialità, che obbliga lo Stato richiedente a procedere solo per i fatti specifici oggetto della richiesta di estradizione;
• (c) il ne bis in idem, che impedisce l’estradizione di una persona che sia già stata giudicata in via definitiva nello Stato richiesto per il medesimo fatto, anche se diversamente qualificato.
Il quadro normativo italiano e l’evoluzione internazionale
Nell’ordinamento giuridico italiano, l’istituto dell’estradizione è disciplinato anzitutto dalla Costituzione, che ne consente la concessione nei soli casi espressamente previsti da convenzioni internazionali, escludendo i reati di natura politica. Tale disciplina è approfondita puntualmente nel Codice penale e nel Codice di procedura penale, che ne definiscono le modalità applicative (Artt. 10 e 26 Costituzione; art. 13 Codice penale; artt. 697 e seguenti Codice di procedura penale).
Con l’evoluzione della cooperazione internazionale, il sistema normativo ha oltrepassato i confini nazionali, sviluppandosi attraverso trattati e accordi volti a creare un corpus di regole comuni a livello globale. Questo processo è stato guidato dall’esigenza di rendere più efficace la giustizia penale nel contesto internazionale.
A livello europeo, la cooperazione si basa sul principio di riconoscimento e fiducia reciproca delle decisioni giudiziarie, che ha portato all’introduzione del Mandato di Arresto Europeo (c.d. MAE) , un importante strumento per semplificare e velocizzare le procedure di estradizione tra gli Stati Membri, favorendo una maggiore collaborazione tra le autorità giudiziarie.
Le relazioni con i Paesi terzi, invece, non trovano una disciplina altrettanto uniforme, essendo basate su accordi e convenzioni internazionali sottoscritti tra i vari Stati.
Per quanto riguarda l’Italia, l’accordo più significativo è il Trattato di Estradizione (Ratificato in Italia con la L. 26 maggio 1984, n. 225 ed entrato in vigore in data 24 settembre 1984), sottoscritto con gli Stati Uniti, che formalizza la cooperazione tra i due Paesi nella lotta alla criminalità. In aggiunta, l’Italia è vincolata dal Trattato di Mutua Assistenza in Materia Penale e dall’Accordo di Estradizione (Ratificati e resi vincolanti in Italia attraverso la L. 16 marzo 2009, n. 25), siglati tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti, al fine di stabilire le condizioni per la prestazione di assistenza giudiziaria reciproca in materia penale, nonché i requisiti e le condizioni procedurali per l’attuazione delle estradizioni.
Nonostante la vasta rete di trattati e accordi, la principale sfida nell’ambito dell’estradizione internazionale consiste nel bilanciare l’efficacia della giustizia con la tutela dei diritti umani. In questo contesto, diventa essenziale trovare un punto di convergenza tra i diversi sistemi giuridici, in particolare per quanto riguarda le garanzie dei diritti fondamentali.
Nel panorama europeo, un ruolo fondamentale è svolto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (c.d. Corte EDU) e dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che hanno stabilito standard rigorosi sulle garanzie minime da rispettare in tema di condizioni detentive e tutela dei diritti umani [1]. Tra i pilastri fondamentali, va ricordato il principio di c.d. non refoulement, sancito dalla Corte EDU sulla scorta di quanto disposto dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, nonché dalle Linee guida delle Nazioni Unite, che preclude l’estradizione in presenza di concreti ed effettivi rischi di violazione dei diritti umani del soggetto interessato.
Su scala globale, la pena di morte esemplifica efficacemente le divergenze tra ordinamenti, in quanto la sua persistenza nel sistema statunitense genera un conflitto insanabile con i principi fondamentali uniformemente riconosciuti dai vari Paesi europei. Il compromesso individuato è quello di consentire l’estradizione alla sola condizione che l’individuo non rischi la condanna a morte o che, se condannato, la pena capitale non venga eseguita.
Sfide contemporanee e prospettive future
L’equilibrio tra la cooperazione internazionale nella lotta contro i crimini e la protezione dei diritti umani rappresenta una sfida giuridica e valoriale sempre più rilevante.
L’armonizzazione delle normative e i progressi tecnologici offrono opportunità per rendere l’azione giudiziaria più efficace, ma è essenziale che tali sviluppi non compromettano le libertà fondamentali.
La digitalizzazione delle procedure di estradizione rappresenta un’importante occasione per accelerare la cooperazione internazionale, ma solleva anche importanti interrogativi riguardo alla protezione dei dati sensibili e alla sicurezza informatica. L’adozione di sistemi di intelligenza artificiale per il tracciamento dei soggetti ricercati e l’automazione di alcune fasi procedurali potrebbero rivoluzionare l’intero sistema, ma ciò deve avvenire nel rispetto di un quadro normativo adeguato che garantisca la tutela dei diritti fondamentali.
Solo attraverso un dialogo costante tra gli ordinamenti giuridici e un approccio che osservi i principi democratici e le garanzie fondamentali dell’individuo, sarà possibile affrontare le sfide future in materia di giustizia transnazionale.
L’evoluzione dell’estradizione è un indicatore significativo della capacità degli Stati di adattarsi alle sfide della globalizzazione, modificando i propri sistemi giuridici senza mai sacrificare i principi fondamentali dello Stato di diritto. Il successo di questa trasformazione dipenderà dalla capacità di mantenere un dialogo internazionale costante e produttivo, nonché dalla ricerca di soluzioni innovative, che sappiano garantire una giustizia sempre più transnazionale, senza però compromettere i diritti umani e le libertà individuali.
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* Andrea Puccio (Founding Partner) ed Elena Prasedi (Trainee) dello Studio Puccio Penalisti Associati
[1] Ex multis, si pensi alla Sentenza Soering c. Regno Unito (1989) con la quale la Corte EDU ha stabilito che tutti gli Stati del Consiglio d’Europa devono garantire dei livelli minimi di compatibilità della detenzione degli individui con il rispetto della dignità umana, nonché devono necessariamente evitare che il trattamento carcerario provochi sofferenze superiori a quelle inevitabili e che salute e benessere degli individui siano adeguatamente tutelati, mediante, ad esempio, la fornitura di assistenza medica laddove necessario.