Penale

L'uccisione dell'orso è giustificata solo dalla salvaguardia dell'incolumità propria o di altri

Lo chiarisce la Cassazione con la sentenza 2237/2022 che confermato la condanna di chi aveva sparato all'animale senza una giusta causa

di Giampaolo Piagnerelli

E' lecito uccidere un orso con il proprio fucile solo ed esclusivamente, qualora il quadrupede si ponga come un pericolo concreto per l'incolumità propria o di altre persone. Mentre non lo è se l'animale ha fatto razzie di animali da cortile. A chiarirlo la Cassazione con la sentenza n. 2237/22.

La Corte d'appello dell'Aquila ha riconosciuto l'imputato (per l'uccisione di un orso) responsabile ai fini civili dei reati a lui ascritti e lo ha condannato al risarcimento dei danni in favore delle parti civili Lav - Lega antivivisezione e Wwf. Contro tale provvedimento è stato proposto ricorso in Cassazione. In proposito l'appellante ha eccepito la mancanza di connessione tra i bossoli sparati e quelli trovati all'interno della carcassa dell'orso. I giudici di merito hanno però superato la difesa dimostrando che era stato proprio lui a sparare senza giusta causa all'animale. I Supremi giudici in conclusione hanno voluto ricordare come vada considerata come circostanza aggravante la brutalità nell'uccisione. Quest'ultima si identifica con l'inflizione all'animale di gravi sofferenze senza una reale necessità. In quest'ultimo caso il soggetto può rimanere indenne da imputazione civile e penale solo quando sussista la necessità di evitare un pericolo imminente o collettivo.

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