Civile

La nuova disciplina IVA per Associazioni Sportive Dilettantistiche

L'ultima legge di bilancio ha poi prorogato l'entrata in vigore della riforma, la quale, tuttavia, mantiene la sua formulazione obbligando, a partire dal 2024

di Luca Bassilichi*

IL CONTESTO

Negli ultimi giorni dello scorso anno il decreto Fisco-Lavoro ha introdotto una normativa (Legge del 17 dicembre 2021, n.215) che rivoluziona la disciplina IVA per le associazioni sportive dilettantistiche, introducendo il principio dell'attrazione al campo di applicazione dell'IVA delle operazioni correlate allo svolgimento dell'attività istituzionale verso soci o tesserati, quando queste vengono remunerate attraverso corrispettivi specifici.L'ultima legge di bilancio ha poi prorogato l'entrata in vigore della riforma, la quale, tuttavia, mantiene la sua formulazione obbligando, a partire dal 2024, le associazioni sportive dilettantistiche (ASD) ad avere una partita IVA attiva e ad adeguare la propria organizzazione contabile e fiscale agli obblighi imposti dalla normativa in campo IVA (obblighi di fatturazione, registrazione, liquidazione dell'imposta e compilazione dei registri IVA), dovendo anche dimostrare di non violare i principi della concorrenza.Questa riforma di ampio respiro si innesta in un processo già in corso con riferimento agli aspetti legati alle risorse umane di queste realtà, con ASD e SSD che si troveranno costrette a gestire le novità in tema di lavoro sportivo introdotte con la Riforma dello Sport che entrerà in vigore a partire dal 2023. Sebbene il 2023 e il 2024 possano sembrare date ancora remote, in realtà questa situazione impone a ASD e SSD e soprattutto ai commercialisti che normalmente si occupano di questi adempimenti, di attivarsi con celerità per farsi trovare in regola.

I PROBLEMI

Ciò comporta per le ASD e SSD due tipi di oneri. Uno strutturale, l'altro economico. Il primo consiste nel dover implementare in breve tempo un apparato gestionale tecnologicamente avanzato che permetta di tenere sotto controllo tutte le operazioni. Il secondo è rappresentato invece sia dai costi di accesso per implementare tali software, sia dai maggiori costi derivanti dagli onorari dei commercialisti che si devono occupare di una mole assai maggiore attività da svolgere per conto di questi soggetti.Il tutto, in una situazione economica già difficile, dovuta a problemi di inefficienza strutturale e obsolescenza tecnologica in cui versano normalmente ASD e SSD, e aggravata ulteriormente dalla pandemia che, dal 2019, ha causato a queste realtà perdite di miliardi di euro (si parla di circa 8,5 miliardi di euro solo nel 2020 secondo i dati Anif).Farsi trovare pronti diventa quindi necessario per la sopravvivenza stessa di queste strutture che, nel tessuto sociale italiano, svolgono anche l'importante ruolo di poli di aggregazione delle comunità, al pari delle scuole.

LA SOLUZIONE

In questo contesto, diventa fondamentale per le ASD e SSD aprirsi alla digitalizzazione sfruttandone i benefici. Si tratta di un passo ormai non più soltanto auspicabile in termini di maggiore competitività sul mercato ma che, alla luce dei recenti shock e dei cambiamenti anche normativi, diventa fondamentale per garantire la sopravvivenza stessa di queste realtà.In questo caso, una delle priorità diventa l'adozione di software gestionali ad hoc, nativamente pensati per questo tipo di realtà, in grado anche di ottimizzare il lavoro e il tempo del personale (spesso esiguo) che normalmente si occupa di questo tipo di attività.Questo tipo di cambiamento – che è soprattutto di tipo culturale - diventa determinante per il futuro dell'intero settore dello sport. L'auspicio è che a livello Istituzionale tale processo di aggiornamento venga sostenuto anche con politiche attive, che mettano nelle condizioni le oltre 150 mila ASD e 120 mila SSD italiane di poter entrare velocemente nell'era dello Sport 4.0.

*Luca Bassilichi, Direttore Generale di Sporteams.

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