La resistenza all’intelligenza artificiale e il rischio di un analfabetismo di ritorno
Chi non si aggiorna perde la capacità di comprendere e utilizzare le nuove tecnologie, precludendosi crescita e inclusione. Le implicazioni di questo fenomeno sono gravi e molteplici
L’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando radicalmente le nostre vite. Piattaforme come ChatGPT, Gemini, BlenderBot, LLama ed altre simili, assieme a numerose funzioni integrate basate sull’IA, sono diventate strumenti quotidiani che potenziano la conoscenza e il lavoro. Queste tecnologie individuano materiale di studio, sviluppano idee, collegano soluzioni e gestiscono processi complessi . Superano le barriere linguistiche, traducendo testi e facilitando l’accesso a conoscenze globali . Aiutano nella ricerca di informazioni , nella creazione di schemi , nella redazione di business plan e nel supporto allo studio . Migliorano la produttività e l’innovazione in vari settori, integrando strategie aziendali, analisi dei dati e creazione di contenuti .
Nonostante i vantaggi dell’IA, molti però ne ignorano il potenziale, alimentando timori e resistenze. Questo rischia di creare una divisione sociale, dove solo alcuni beneficiano delle opportunità offerte dall’IA, mentre altri ne rimangono esclusi. Tale fenomeno, che può essere definito come analfabetismo digitale di ritorno, si verifica quando chi non si aggiorna perde la capacità di comprendere e utilizzare le nuove tecnologie, precludendosi crescita e inclusione.
Le implicazioni di questo fenomeno sono gravi e molteplici.
L’evoluzione tecnologica ha rivoluzionato il mercato del lavoro, rendendo cruciali le competenze digitali. Con l’avvento dell’IA e dell’automazione, le aziende cercano professionisti in grado di gestire queste tecnologie. Chi non acquisisce competenze avanzate rischia l’esclusione. Competenze chiave includono la progettazione di algoritmi IA, l’analisi dei dati, la programmazione e la cybersecurity. Abilità come problem solving e adattabilità sono sempre più apprezzate. Chi non si adatta rischia l’obsolescenza delle proprie competenze e la diminuzione delle opportunità lavorative. Le aziende cercano personale qualificato, e la mancanza di competenze digitali limita le possibilità di assunzione e di carriera.
Chi padroneggia l’IA può cogliere nuove opportunità di lavoro, formazione e crescita . Al contrario, chi non le possiede rischia l’esclusione dai benefici dell’economia digitale. Molte aziende usano l’IA per ottimizzare processi e decisioni, svantaggiando chi non sa usarla. Le competenze richieste includono la progettazione e ottimizzazione degli algoritmi di IA , l’analisi dei dati, la programmazione in Python e Java, e la cybersecurity . Un impiegato che ignora tali strumenti potrebbe restare velocemente indietro rispetto a colleghi più preparati. Per affrontare ciò, servono strategie proattive: formazione continua, partecipazione a corsi specifici (data analysis, machine learning), networking professionale e acquisizione di esperienza pratica. Essere aperti al cambiamento e adattarsi alle nuove tecnologie è cruciale.
L’analfabetismo digitale legato all’IA crea una nuova frattura sociale, escludendo chi non la padroneggia da opportunità cruciali e riducendo la partecipazione sociale. L’IA sta trasformando l’accesso ai servizi, rendendoli più efficienti e personalizzati, ma solo per chi ha le competenze digitali necessarie. Chi non ha familiarità con piattaforme online, app di pagamento e assistenti virtuali è svantaggiato. Un professionista che ignora i CRM ( Customer Relationship Management ) basati sull’IA potrebbe perdere opportunità di vendita, non identificando i clienti migliori o personalizzando le offerte. Allo stesso modo, chi non usa strumenti di analisi dati basati sull’IA non può valutare l’efficacia delle strategie di marketing o prendere decisioni informate.
L’IA rivoluziona cultura e intrattenimento, ma solo chi ha competenze digitali può sfruttare appieno gli strumenti offerti. Chi non sa usare software di editing video, piattaforme di streaming o strumenti creativi basati su IA rischia l’esclusione da queste nuove forme espressive. Un designer che ignora software di progettazione basati sull’IA perde opportunità di lavoro e visibilità. Un content creator che non usa strumenti di produzione basati sull’intelligenza artificiale avrà difficoltà a creare contenuti di alta qualità o promuoversi online.
Se da un lato l’IA può migliorare l’efficienza e la precisione di molti processi, dall’altro la sua adozione diffusa richiede un’adeguata alfabetizzazione digitale da parte dei cittadini. Senza una comprensione di base del funzionamento dell’IA e delle sue implicazioni, si rischia di creare una società divisa tra chi ha accesso a queste tecnologie e chi ne è escluso, con gravi conseguenze per la democrazia e la partecipazione civica.
Per garantire che l’IA sia uno strumento di progresso per tutti, è necessaria una collaborazione tra individui, aziende e istituzioni. La paura dell’intelligenza artificiale, spesso alimentata dall’ignoranza o da sue rappresentazioni distopiche nella letteratura e nel cinema, può essere superata investendo in educazione e divulgazione. L’IA sta trasformando il mondo del lavoro, rendendo alcune competenze obsolete e creandone di nuove. Per questo motivo, la formazione e l’utilizzo costante e sempre più approfondito dell’IA sono essenziali per acquisire competenze digitali avanzate e specializzarsi in settori meno soggetti all’automazione.
Per le aziende, l’integrazione dell’IA deve essere accompagnata da politiche di inclusione lavorativa che prevedano la riqualificazione del personale. È essenziale formare i lavoratori per adattarsi ai nuovi strumenti tecnologici, evitando l’erosione del capitale umano. Alcune società hanno introdotto programmi di formazione continua per i propri dipendenti, permettendo loro di acquisire nuove competenze digitali e di adattarsi ai cambiamenti del mercato del lavoro. Questi programmi sono esempi virtuosi di come supportare il personale durante la transizione tecnologica.
È inoltre fondamentale coltivare una cultura di consapevolezza digitale, con il contributo di media e ONG che diffondano informazioni accurate sull’IA e contrastino la disinformazione. Iniziative come l’“ AI for Good Global Summit ” delle Nazioni Unite, che si tiene a Ginevra, quest’anno in programma dal 28 al 31 maggio, sono esempi virtuosi di come promuovere un dibattito informato e costruttivo, affrontando temi cruciali come la sicurezza, l’etica e le opportunità dell’IA per avanzare verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Affrontare l’analfabetismo digitale nell’era dell’IA richiede un impegno urgente e congiunto da parte di individui, aziende, media e istituzioni. Solo attraverso un’azione concertata sarà possibile garantire che l’IA diventi uno strumento di progresso inclusivo, capace di migliorare la vita di tutti e ridurre le disuguaglianze. È una questione di equità e giustizia sociale e non possiamo permetterci di lasciare indietro nessuno in questa rivoluzione tecnologica e storica.
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*A cura dell’Avv. Giuseppe Sant’Elia