Civile

Liti fiscali, via libera della Privacy alla videoudienza ma dati a rischio

Parere favorevole del Garante della Privacy ma con l’osservazione di implementare le misure di sicurezza

di Ivan Cimmarusti

Parere «favorevole» del Garante della Privacy alla videoudienza «a regime» nel contenzioso tributario, ma con l’osservazione di implementare le misure di sicurezza.

La bozza di decreto del Mef passa sostanzialmente all’esame dell’Autorità: la trattazione della causa da remoto non è solo emergenziale ma entra a far parte del processo fiscale. Resta salva la facoltà per le parti di richiedere lo svolgimento dell’udienza pubblica. Ma è chiaro che in questa fase, contraddistinta dal rischio di contagio da Covid-19, la discussione virtuale può essere l’unico mezzo per velocizzare una giurisdizione allo stremo, con numerosi ritardi nello svolgimento delle udienze e nella emanazione delle sentenze.

Il nodo piattaforma

La base normativa sono l’articolo 16, comma 4, del Dl 119/2018 e il Dl Rilancio. Tecnicamente tutto potrebbe essere pronto. Resta eventualmente da limare la parte relativa alla piattaforma da utilizzare, Skyper for Business (di Microsoft), che potrebbe non garantire la tutela della privacy così come Teams, utilizzata invece nelle giurisdizioni civile, penale e amministrativo. Le problematiche del contenzioso, però, vanno anche oltre. Le sottolinea lo stesso presidente del Cpgt Antonio Leone in una missiva riservata inviata all’attenzione del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Ma andiamo con ordine.

Il processo da remoto

La partecipazione all’udienza avviene a distanza mediante un collegamento audiovisivo da remoto «con modalità tali - si legge nella bozza - da assicurare la contestuale, effettiva e reciproca visibilità delle persone collegate e la possibilità di udire quanto viene detto, a garanzia della partecipazione e del contraddittorio». Si prevede che la decisione del presidente di svolgere la videoudienza sia comunicata alle parti a mezzo Pec. Prima dell’udienza, la segreteria della Commissione invia una mail ordinaria, all’indirizzo previamente comunicato dalla parte, contenente il link di collegamento da remoto per la partecipazione alla videoudienza.

In caso di mancato funzionamento del collegamento, il presidente sospende l’udienza e rinvia la videoudienza disponendo che sia data comunicazione alle parti. Il verbale di udienza, redatto come documento informatico, è sottoscritto digitalmente dal presidente e dal segretario. Qualora non fosse possibile apporre la sottoscrizione digitale, il segretario fa copia informatica del verbale sottoscritto con firma autografa e lo inserisce nel fascicolo informatico d’ufficio, dopo aver apposto la propria firma digitale.

La missiva al Mef

Eppure anche con l’ok del Garante il rischio è che il contenzioso virtuale sia ancora rinviato. Il 19 ottobre i presidenti delle Ctr e Ctp hanno inviato una email al presidente del Cpgt Antonio Leone, all’ex componente del Comitato di presidenza, oggi ai vertici della Commissione formazione, Angela Tomasicchio, e alla presidente dell’Associazione magistrati tributari (Amt) Daniela Gobbi, chiedendo di inviare una richiesta «urgentissima» al presidenza del Consiglio e al Mef per sensibilizzare sulle problematiche più volte segnalate dalla giurisdizione.

Il tutto è riassunto nella missiva di Leone a Gualtieri: spiega che non è stato ancora avviato il progetto del «provvedimento giurisdizionale digitale (Pgd)» che doveva partire il 1° luglio scorso nelle commissioni di Roma e del Lazio, aggiunge che non è noto lo stato di completamento della distribuzione a tutti i giudici dei kit di firma digitale. Di non secondaria importanza un aspetto segnalato dalle Commissioni tributarie: le sentenze trasmesse in via telematica per il deposito sono rifiutate dalle segreterie delle Commissioni, motivando che allo stato ancora mancano specifiche direttive da parte del Dipartimento della Giustizia Tributaria.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©