Magistrati onorari, stabilizzazione con stipendio e pensione
Ce lo chiede l’Europa. Non fa misteri l’emendamento alla legge di bilancio messo a punto dal ministero della Giustizia sulla magistratura onoraria: si tratta di un intervento per rispondere all’apertura formale di una procedura di infrazione
Ce lo chiede l’Europa. Non fa misteri l’emendamento alla legge di bilancio messo a punto dal ministero della Giustizia sulla magistratura onoraria: si tratta di un intervento per rispondere all’apertura formale di una procedura di infrazione, formalizzata nella lettera di costituzione in mora dello scorso 15 luglio, a contestazione della disciplina italiana del rapporto di lavoro dei magistrati onorari.
Si tratta di oltre 6mila precari dell’amministrazione della giustizia, in buona parte avvocati, ai quali è ormai affidato quasi il 40% dei procedimenti civili e più del 50% di quelli penali. E non si tratta solo dei giudici di pace, istituiti nel 1998, e remunerati a cottimo con 56 euro lordi a sentenza, ma anche dei Vpo (vice procuratori onorari), che sostituiscono in udienza il pm ormai nell’80% dei giudizi (98 euro a udienza) e dei Got (giudici onorari di tribunale), inseriti in pianta stabile nei ruoli dei tribunali.
Ora la parola d’ordine è stabilizzazione. Con l’emendamento il ministero della Giustizia punta a confermare a tempo indeterminato i magistrati onorari in servizio, sino al compimento dei 70 anni di età, analogamente a quanto previsto per i togati. Per ottenere la conferma il Csm dovrà istituire tre verifiche da svolgere nel triennio 2022-2024 che riguarderanno rispettivamente i magistrati onorari con oltre 16 anni di servizio, quelli con anni di servizio tra 12 e 16 e quelli con meno di 12 anni. Le procedure valutative consisteranno in un colloquio orale, della durata massima di 30 minuti su un caso pratico di diritto civile sostanziale e processuale oppure sul diritto penale sostanziale e processuale, in base al settore in cui i candidati hanno esercitato, in via esclusiva o comunque prevalente, le funzioni giurisdizionali onorarie.
La commissione di valutazione è composta dal Presidente del tribunale o da un suo delegato, da un magistrato che abbia conseguito almeno la seconda valutazione di professionalità designato dal Consiglio giudiziario e da un avvocato iscritto all’albo speciale dei patrocinanti davanti alle magistrature superiori designato dal Consiglio dell’Ordine.
Promossi e bocciati
Per chi non supererà le verifiche oppure non riterrà di sottoporvisi (la bozza di emendamento prevede che i magistrati onorari in servizio che non presentano domanda di partecipazione al “concorso” decadono dal servizio) è prevista una sorta di liquidazione parametrata al numero di anni di servizio e comunque non oltre 50mila euro lordi. Sia la percezione della liquidazione sia la partecipazione alla procedura di valutazione ha come conseguenza la rinuncia a qualsiasi pretesa relativa al rapporto di lavoro onorario precedente.
Il peso dell’esclusiva
Chi invece avrà superato le valutazioni si troverà davanti a un bivio, dove a fare la differenza sarà la previsione di un’esclusiva. Nel caso di prestazione in esclusiva il trattamento economico comprenderà una remunerazione fissa, comprensiva di tredicesima, equivalente a quella di un funzionario - non di un dirigente - dell’amministrazione della giustizia con inserimento in una posizione economica (F1, F2 o F3) diversa a seconda del numero di anni di servizio, a cui aggiungere un’indennità giudiziaria, che andrà a coprire anche gli eventuali straordinari, in misura pari al doppio dell’indennità spettante al personale giudiziario di riferimento. Il tutto per dire che in caso di esclusiva il netto dovrebbe aggirarsi intorno ai 2mila euro al mese.
Per chi invece rinuncia all’esclusiva, lasciandosi quindi aperta la strada per continuare altre esperienze di lavoro, l’indennità non è prevista è il netto dovrebbe attestarsi sui 1.500 euro al mese. In entrambi i casi sarà prevista la copertura previdenziale e assistenziale. Ai magistrati onorari sarà inoltre riconosciuto il buono pasto per ogni udienza oltre le 6 ore.
Per quanto riguarda l’impegno economico richiesto dall’attuazione dell’intervento, nell’emendamento si sottolinea come per il 2023 la spesa sarà di quasi 20 milioni, per salire l’anno successivo a 54,5 milioni e nel 2025 a 78,6 milioni.
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di Giulio M. Salerno - Professore ordinario di Diritto costituzionale presso l'Università di Macerata