Magistratura: più donne che uomini - I dirigenti però sono in maggioranza maschi
La fotografia di Via Arenula arriva nell'anniversario del diritto a diventare magistrate, era il 1963
Le donne sono ora la maggioranza in magistratura. Su un totale di 9.624 magistrati in servizio, 5308 sono donne contro i 4316 ruoli ricoperti da uomini. Una percentuale pari al 55%. Il sorpasso viene segnalato dal Ministero della Giustizia sul proprio sito istituzionale.
Il comparto "femminile" tuttavia resta al palo negli incarichi direttivi. Nei ruoli giudicanti (totale 247), per esempio, solo il 32% ricopre posizioni apicali contro il 68% degli uomini. Valori simili si trovano anche nel ‘semidirettivo' dove la percentuale sale fino al 48% ma resta sempre sotto il 52% raggiunto dai colleghi maschi. Se guardiamo però ai magistrati ordinari i numeri cambiano: su 5.959 toghe 2.396 sono uomini e 3.563 donne, e cioè i maschi si fermano al 40% mentre le femmine salgono al 60%.
Ugualmente per quanto riguarda gli incarichi direttivi dei magistrati requirenti (totale 176): a rivestire posizioni apicali è solo il 22% delle donne contro il 78% degli uomini. Mentre negli incarichi semidirettivi la percentuale delle donne cresce un pochino sino ad arrivare al 28%. Negli ordinari invece le donne tornano nuovamente in vantaggio sugli uomini: sono 1.000 contro 971, il 51% contro il 49%.
Per quanto riguarda invece la distribuzione geografica il numero più alto di donne si registra al Nord dove sono 1.724 contro 1.259 uomini, pari cioè al 58% del totale. Segue il Sud con 2.093 donne e 1.607 uomini, pari al 57%. La percentuale invece è praticamente uguale al Centro dove le donne sono 1.180 e gli uomini sono 1.194, con un saldo minimo dunque a favore dei colleghi maschi .
La fotografia stilata dal Dipartimento dell'Organizzazione giudiziaria arriva nel giorno in cui ricorre l'anniversario del diritto a diventare magistrate per le donne. Con la legge n. 66 approvata il 9 febbraio del 1963, infatti, venne stabilito anche per le donne il diritto di indossare la toga. A scandire la svolta è l'articolo 1 della legge che recita: "La donna può accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla legge".
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