Penale

Maltrattamenti, misura cautelare personale per rischio di reiterazione se l'imputato non contiene gli impulsi

Il sacrificio della libertà personale può fondarsi sull'evidente mancanza di controllo dell'imputato che reitera minacce

di Paola Rossi

Sì agli arresti domiciliari per la condotta tenuta anche dopo il periodo cautelare dall'imputato di maltrattamenti che continua a profferire minacce e afferma di non temere il carcere. Questo comportamento, secondo i giudici, conferma l'incapacità dell'uomo di resistere agli impulsi. E dato atto di plurimi indizi di vessazioni morali e fisiche nei confronti dell'ex compagna non si può ritenre eccessivamente restrittiva la misura che incide sulla libertà personale dell'imputato.

La Corte di cassazione con la sentenza n. 11149/2023 ha quindi respinto i motivi di ricorso che pretendevano una rivalutazione degli elementi di colpevolezza già scrutinati in fase di merito. Ma soprattutto, i giudici di legittimità fanno notare la contraddittorietà del ricorso dove prima afferma che i due legati dalla relazione non fossero mai stati conviventi. Ovviamente al fine di escludere la configurabilità del reato di maltrattamenti. Mentre poi lo stesso ricorso fa rilevare il comportamento della donna che aveva ripreso più volte la convivenza con l'uomo, ciò al fine inverso di dimostrare che non si era creato nella vittima alcuno stato di soggezione. Lo stesso ricorso usa altre circostanze per escludere le violenze fisiche e morali denunciate dalla donna, il ritiro da parte sua di una precedente querela contro l'imputato o i mancati accessi al pronto soccorso in concomitanza con i fatti denunciati. La Corte fa al contrario notare che tali comportamenti della donna potrebbero invece essere proprio la prova della sua soggezione di vittima.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©