Civile

Mano pesante del Fisco: il ristorante chiude tre giorni per 1,5 euro di sconti

Vi è da chiedersi se ne sia valsa la pena sia per la credibilità dell'intera macchina fiscale sia per il costo sociale

di Laura Ambrosi e Antonio Iorio

Tre gradi di giudizio per valutare se un contribuente che ha versato 4 euro in meno rispetto al dovuto decada o meno dalla sanatoria ed altri tre gradi di giudizio per stabilire se un ristorante, che ha emesso 3 ricevute per un importo superiore a quello incassato di 0,50 euro debba chiudere l'attività per tre giorni. È quanto emerge dalla lettura di due ordinanze depositate ieri 19 novembre dalla Cassazione (26309 e 26322) che meritano qualche riflessione.
La prima pronuncia trae origine dal disconoscimento da parte dell'Agenzia della definizione per i residenti nei territori colpiti dal sisma 2002 in quanto il contribuente nella prima rata aveva versato 4 euro in meno rispetto al dovuto.
La sentenza della Ctr che dava ragione al contribuente era impugnata per Cassazione e i giudici hanno accolto il ricorso compensando però le spese tenuto conto «del modesto importo non versato» (4 euro!)
Nella seconda vicenda ad un ristorante era contestata l'emissione di tre ricevute per un importo superiore ciascuno a 50 centesimi (totale 1,5 euro) rispetto al relativo incasso del Pos (non era stato indicato nella ricevuta lo sconto di 0,50 euro). Per tale contestazione il ristorante veniva chiuso per 3 giorni!
Anche in questo caso la sentenza della Ctr che dava ragione al contribuente era impugnata in cassazione dall'Agenzia e i giudici di legittimità accoglievano il ricorso. Tralasciando che, salvo errori nella ricostruzione del fatto, in quest'ultimo caso il ristorante aveva addirittura dichiarato di più rispetto all'incassato, lascia perplessi apprendere che per simili vicende (una di 4 euro e l'altra di 1,50) siano stati complessivamente celebrati 6 processi (2 in Ctp, 2 in Ctr e 2 in Cassazione).
Per ciascuno di essi sono stati presentati 3 ricorsi/appelli, 3 controdeduzioni/controricorsi, tenute 3 udienze oltre a notifiche, comunicazioni e costituzioni. Sono stati impegnati 11 giudici per ciascuno (3 in Ctp, 3 in Ctr, 5 in Cassazione). Da notare che nei due giudizi in cassazione vi è anche il coinvolgimento dell'Avvocatura dello Stato e della Procura Generale
Sia chiaro, tutto corretto e legittimo ed i giudici coinvolti non c'entrano nulla: non potevano non pronunciarsi stante l'impugnazione di parte. Non ci sono colpe dei funzionari, anzi, le decisioni della Cassazione confermano che l'Agenzia ha fatto bene a continuare fino all'ultimo grado per ottenere la ragione precedentemente negata.
Ma oltre a queste considerazioni vi è da chiedersi se ne sia valsa la pena sia per la credibilità dell'intera macchina fiscale sia, soprattutto, per il costo sociale derivante dal dispendio di risorse materiali e umane volto a stabilire se 4 euro versati in meno valgono il disconoscimento di una sanatoria e 1,50 euro incassati in meno rispetto alle ricevute giustifichino la chiusura di un ristorante per tre giorni. Forse tutte queste risorse potevano essere destinate per questioni più rilevanti per l'erario, visto che la lotta all'evasione e l'intasamento della giustizia (soprattutto quella tributaria) sono problemi attuali.
Un ultimo dubbio: ma se il ricorso l'avesse dovuto presentare (e pagare) il contribuente si sarebbe giunti in cassazione?

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