Manovra, Ocf: Governo ritiri la stretta sui pagamenti della PA ai professionisti
Movimento forense: rinviare al 2027 l’entrata in vigore della norma
L’Organismo Congressuale Forense respinge con “fermezza” l’emendamento approvato in Commissione Bilancio del Senato, che estende il meccanismo di verifica e compensazione dei debiti fiscali a tutti i pagamenti dovuti dalla Pubblica Amministrazione ai professionisti, indipendentemente dall’importo, solleva rilevanti profili di criticità.
La misura, prosegue la nota dell’Ocf, introduce una stretta generalizzata che colpisce l’intero mondo delle partite IVA che lavorano con la PA, includendo anche ambiti particolarmente sensibili come il patrocinio a spese dello Stato, istituto attraverso il quale lo Stato garantisce al cittadino non abbiente l’effettività del diritto di difesa, ai sensi dell’art. 24 della Costituzione.
Resta inoltre discutibile, continua il comunicato dell’Organismo forense, la trasformazione della Pubblica Amministrazione in soggetto attivo della riscossione, mediante un meccanismo automatico che prescinde dalla natura del debito e dalla sua eventuale contestazione, comprimendo il diritto al compenso per prestazioni già rese. Tale meccanismo automatico lede il diritto di difesa del professionista che vedrebbe decurtati automaticamente i propri compensi, seppur limitatamente a quanto eventualmente dovuto al fisco, senza possibilità di poter interloquire; a ciò si aggiungano le grandi difficoltà di recupero delle somme ove il presunto debito si rivelasse non esistente ma, secondo la norma che si vorrebbe approvare, la PA avesse intanto effettuato il pagamento diretto all’Agente della Riscossione.
Per queste ragioni l’Ocf “torna a chiedere un’immediata inversione di rotta con ritiro della norma, preannunciando fin d’ora che, in assenza di segnali concreti, verranno poste in essere tutte le azioni di protesta necessarie per tutelare la categoria e, con essa, i diritti di tutti i cittadini”.
Il Movimento Forense, dal canto suo, esprime “soddisfazione” per la modifica della norma in Commissione aggiungendo però che “si tratta di un primo, importante passo avanti, ma non ancora sufficiente a dissipare le ombre che continuano a gravare su una previsione normativa profondamente problematica”.
Il sistema della riscossione, spiegano gli avvocati, infatti, “è tutt’altro che esente da errori: cartelle annullate o sospese, intimazioni fondate su ruoli duplicati, importi già rateizzati o oggetto di contenzioso sono purtroppo una realtà diffusa e documentata. In questo contesto, l’automatismo della compensazione rischia di tradursi in una indebita sottrazione del compenso professionale”.
La criticità principale resta quella della tempistica. Una norma di questo impatto non può essere resa immediatamente operativa senza un adeguato periodo di latenza. Il Movimento Forense ritiene inoltre imprescindibile l’introduzione di un limite alla compensazione, sia esso percentuale o fisso, al fine di evitare effetti sproporzionati e penalizzanti che incidono direttamente sulla sostenibilità economica dell’esercizio della professione forense e ritiene “corretto e doveroso postergarne l’entrata in vigore almeno al 2027”.

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