Professione e Mercato

No al legittimo impedimento se l'avvocato arriva in ritardo all'udienza

Gli Ermellini ricordano che affinchè sussista un legittimo impedimento del difensore, l'assenza deve essere dovuta ad assoluta impossibilità a comparire e non certo ad una mera difficoltà ad arrivare in auto da fuori città

di Marina Crisafi

L'avvocato è in ritardo per l'udienza? Non c'è legittimo impedimento. Può ben organizzarsi e partire prima. È quanto si ricava dalla sentenza n. 3947/2023 della sesta sezione penale della Cassazione.

La vicenda
Il caso ha origine dalla richiesta di un avvocato che, ricevuto avviso della trattazione orale dell'udienza di appello solo il giorno prima, aveva inviato alla cancelleria della Corte, tramite pec, una richiesta di differimento della trattazione dell'udienza dalle ore 9,30 in orario successivo alle 11.00, per poter giungere in auto da fuori città.
Il collegio, tuttavia, disattendeva la richiesta e chiamava il processo, constatando l'assenza del difensore di fiducia nominava all'imputato (per il reato di cui all'articolo 570, primo e secondo comma c.p.) un difensore d'ufficio che si era limitato a chiedere l'accoglimento dell'appello.

Il ricorso
L'avvocato allora adisce il Palazzaccio lamentando, tra l'altro, l'inosservanza degli articoli 178, lett. c), e 179 c.p.p., in quanto l'udienza del giudizio di appello era stata celebrata nonostante il difensore avesse presentato una richiesta di differimento ad horas sulla quale la Corte di appello aveva omesso di pronunciarsi.
Deduce, inoltre, il ricorrente di essere giunto alle ore 10.55 nell'aula di udienza e di aver ricevuto la notizia che il processo era stato già trattato; alle ore 11.52, inoltre, il Collegio avrebbe dato lettura del dispositivo e della motivazione contestuale della sentenza.
Il difensore precisa, altresì, di aver appreso, successivamente, dalla consultazione del provvedimento emesso dalla Corte d'appello, che l'istanza di differimento era stata consegnata al Presidente alle ore 9,57, ma il verbale dell'udienza risultava essere stato chiuso solo alle successive ore 11.53.
Per cui, a suo avviso, la sentenza impugnata era nulla per violazione delle disposizioni concernenti l'assistenza e la rappresentanza dell'imputato nel giudizio.

La decisione
Per piazza Cavour, tuttavia, il ricorso è inammissibile, giacchè i motivi proposti sono diversi da quelli consentiti dalla legge e, comunque, manifestamente infondati.
Il ricorrente deduce, infatti, osservano preliminarmente i giudici, "la violazione del diritto di assistenza dell'imputato per erronea esclusione del legittimo impedimento del difensore – ma lo stesso - non ha presentato una richiesta di rinvio dell'udienza per legittimo impedimento" essendosi limitato a rappresentare un possibile ritardo, chiedendo il differimento dell'orario di trattazione dell'udienza.
Affinchè sussista un legittimo impedimento del difensore, secondo quanto previsto dall'articolo 420-ter, comma 5, c.p.p., ricorda quindi la S.C, "occorre, infatti, che l'assenza del difensore risulti dovuta ad assoluta impossibilità di comparire. L'impedimento a comparire del difensore deve, infatti, risolversi in una situazione tale da impedire all'interessato di partecipare all'udienza e non già in una mera difficoltà quale quella che ricorre nella specie, prospettata peraltro come meramente eventuale e, comunque, superabile a mezzo della predisposizione di accorgimenti (anche nella scelta dell'orario di partenza) che certamente non esorbitano l'ordinaria diligenza".
Dunque, non essendo stata dedotta, "una situazione neppure astrattamente sussumibile nella fattispecie di cui all'art. 420-ter, comma 5, c.p.p. non sussisteva un obbligo della Corte di appello di rinviare l'udienza o, comunque, di differire l'orario della trattazione dell'udienza".
Del resto, lo stesso difensore non ha dimostrato, secondo la Corte, di aver tempestivamente comunicato la propria richiesta di differimento ad horas, posto che la stessa era stata inviata in orario di chiusura della cancelleria e ormai a poche ore dalla celebrazione dell'udienza.
La Corte d'appello ha quindi agito legittimamente e il ricorso va dichiarato inammissibile.

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