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Nuove tecnologie e Giustizia: le sfide per la professione forense

L'obiettivo comune dev'essere riuscire a bilanciare l'esigenza imprescindibile del contraddittorio ed in generale della tutela dei diritti con la velocizzazione a la dematerializzazione dei procedimenti: in altre parole è necessario svolgere da remoto tutto ciò e solo quello che non necessita la presenza fisica degli imputati e dei professionisti.

di Fabrizio Ventimiglia e Francesco Vivone *


Innovazione ed intelligenza artificiale hanno cambiato e stanno cambiando la professione forense, anche se molti professionisti continuano a mostrare scetticismo nei confronti delle più moderne tecnologie.

In questi mesi di criticità sanitaria qualcosa si è mosso: il distanziamento sociale necessario per il contenimento del virus ha imposto un ampio ricorso all'informatica e il vantaggio in termini di velocizzazione e semplificazione delle pratiche si è reso evidente.

Nel corso delle fasi più acute della diffusione virale, quando il Paese affrontava il primo lockdown, è stato necessario svolgere le udienze da remoto, pratica che per il settore penale ha rappresentato una novità in termini assoluti.

Da ultimo, nel c.d. Decreto Ristori, si sono fatti passi avanti sdoganando una serie di misure che permettono l'utilizzo delle tecnologie per portare avanti la giustizia e i processi.

Con riferimento al processo penale, l'auspicio è che, una volta superata la pandemia e quindi al di fuori dell'emergenza, si possa creare una sinergia tra le componenti del sistema giustizia per la creazione di una piattaforma che comporti un rinnovamento della "burocratizzazione" del sistema con la creazione di un portale telematico condiviso.

L'obiettivo comune dev'essere riuscire a bilanciare l'esigenza imprescindibile del contraddittorio ed in generale della tutela dei diritti con la velocizzazione a la dematerializzazione dei procedimenti: in altre parole è necessario svolgere da remoto tutto ciò e solo quello che non necessita la presenza fisica degli imputati e dei professionisti.

Ampliando lo sguardo verso le intelligenze artificiali, è di particolare interesse il tema della giustizia predittiva. Essa deve intendersi come la possibilità di prevedere l'esito di un processo con l'ausilio di algoritmi.

Leibniz, già nel 1666, metteva in luce la possibilità di utilizzare modelli matematici al fine di immaginare l'esito di un giudizio.

A parere del grande pensatore, infatti, "davanti ad una disputa, un giorno, non sarà necessario un processo, ma si potrà direttamente procedere ad un calcolo". [Leibniz, G.W., Dissertatio de Arte combinatoria, 1666]

Egli immaginava, cioè, una calcolabilità delle controversie tramite veri modelli matematici; ciò avrebbe determinato una maggiore prevedibilità degli esiti giudiziari.

In diversi paesi europei alcune forme di giustizia predittiva rappresentano oggi un importante strumento al servizio dei cittadini e dei professionisti.

In Francia, ad esempio, è stata lanciata una piattaforma che mira a prevedere, sulla base di informazioni inserite dall'utente e passando in rassegna milioni di documenti, leggi, norme e sentenze, l'esito giudiziale.

Calcolando le probabilità della definizione di una causa e l'ammontare dei risarcimenti ottenuti in contenziosi simili, è possibile individuare, ad esempio, gli argomenti su cui vale la pena fondare le proprie argomentazioni.

Un esperimento simile è stato avviato, recentemente, anche dal Tribunale di Brescia.
Un dato immediatamente emergente è che, se sarà possibile fare una previsione di quello che sarà l'esito del giudizio, si svilupperanno e verranno agevolate soluzioni alternative al processo per la risoluzione delle controversie.

La c.d. giustizia alternativa potrà avere, quindi, da una parte un forte effetto deflattivo del "sistema giustizia" e dall'altro potrà rendere più semplice e veloce l'affermazione di un diritto e la risoluzione di una controversia per i cittadini.

La giustizia predittiva è, però, ad oggi uno strumento ancora controverso e da valutare con attenzione prima di essere inserito nell'ordinamento.

Ciò che serve per rendere più fluido il sistema è, infatti, sempre auspicabile, ponendo però la necessaria attenzione affinché non vengano inficiati i diritti fondamentali dei cittadini,
in primis quello di un giudizio della persona che sia calato sulle specificità soggettive e non su un l'Id quod plerumque accidit.

La professione forense è in continua evoluzione e sta subendo un cambiamento epocale; quando la pandemia sarà stata sconfitta avremo una società mutata da ogni punto di vista e un'avvocatura fortemente orientata al futuro.

In definitiva, la sfida che attende il giurista del presente e quello del futuro è, quindi, la capacità di utilizzare le tecnologie come preziosi strumenti di lavoro che non sostituiranno la professionalità degli Avvocati ma saranno, invece, suoi preziosi alleati.

* di Fabrizio Ventimiglia e Francesco Vicone, Studio Legale Ventimiglia