Professione e Mercato

Oliveti (Adepp): «Nuovi servizi per aiutare i giovani a entrare nel circuito previdenziale»

di Federica Micardi

Gli iscritti alle professioni ordinistiche sono cresciuti tra il 2014 e il 2018 del 3,38%, mentre i pensionati del 13,42%. Chiediamo ad Alberto Oliveti, presidente dell’Adepp, l’associazine delle Casse di previdenza dei professionisti, di spiegarci questo andamento.

Come vanno letti questi valori su iscritti e pensionati?

Aumentano gli iscritti perché c’è un ritardo in uscita. I professionisti tendono ad andare in pensione più tardi. E tra i fattori che invogliano a rimanere in servizio c’è il guadagno. Dal IX rapporto Adepp, presentato il 5 dicembre, risulta che la fascia di età 60-70 anni è la seconda per reddito, dopo la fascia 50-60 anni. Addirittura la fascia degli over 70 guadagna di più rispetto alla fascia 30-40.

La differenza di introiti tra maschi e femmine non tende a diminuire. Perché?

Le donne guadagnano in media il 30% dei colleghi. Sulla differenza pesa certamente il tempo dedicato al lavoro: la donna che si sposa e diventa mamma può dedicare meno tempo all’attività. Purtroppo nel 30% dei casi le professioniste neo mamme escono dal circuito lavorativo e chi sceglie di restare in attività fatica a tenere il passo con i colleghi. Sarebbe importante investire in politiche per la famiglia e non solo per la genitorialità. Politiche che esulano dalla logica delle Casse di previdenza. Lo Stato potrebbe intervenire, ad esempio, con uno sconto fiscale nei primi tre anni di vita del bambino. Oggi la protezione sociale non è solo non lasciare indietro gli ultimi, ma garantire il trend di crescita; lo sviluppo senza protezione sociale favorisce la disuguaglianza.

Su questo aspetto le Casse, con l’attenzione al welfare dimostrata negli ultimi anni, stanno facendo molto. Ci può spiegare cosa?

Le Casse si sono industriate a immaginare un loro ruolo diverso come volano per le nuove generazioni. Dare sostegno al lavoro futuro con un welfare attivo e non più solo protettivo. La filosofia della previdenza privata non è più “i giovani mantengono i vecchi”, ma è “chi lavora aiuta i giovani ad avviare l’attività”. Un ente di previdenza non può non preoccuparsi del lavoro, deve adottare politiche che favoriscano il lavoro e quindi il flusso di contributi per mantenere il sistema.

Ci può fare un esempio concreto?

Enpam (medici), la Cassa che dirigo, di recente ha fatto due cose specifiche importanti: da una parte, una long term care per tutti gli under 73 ; dall’altra, agli iscritti al quinto e sesto anno di medicina dà la possibilità di iscriversi alla Cassa e ottenere prestazioni importanti come l’assicurazione contro l’inabilità totale permanente, che riconosce un sussidio di 15mila euro l’anno, aiuti per la maternità e accesso a mutui agevolati. Il costo dell’iscrizione è di 110 euro l’anno (9 euro al mese) e può essere versato a posteriori dopo 36 mesi. Tra i 20mila giovani aventi diritto già 6mila hanno aderito. Chi non si è iscritto è perché, secondo me, non conosce questa possibilità.

Alcune Casse hanno adottato una politica di “spinta gentile” per invogliare gli iscritti a versare contributi extra per avere pensioni più alte. Che cosa ne pensa?

Questa “spinta” avviene dando agli iscritti tutte le informazioni necessarie per decidere, una strategia che permette al professionista di avere più indicazioni e, quindi, di scegliere con maggior consapevolezza dove impiegare l’eventuale surplus: se in un’assicurazione, nella formazione o anche nella previdenza. La scelta vincente è informare adeguatamente gli iscritti.

Grafico “Sempre meno giovani iscritti alle Casse”

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