Penale

“Pacchetto sicurezza”, astensione dei penalisti il 4, 5 e 6 novembre

L’Unione della Camere penali ha deliberato lo sciopero considerato che, nonostante gli incontri con il Ministro e le audizioni in Commissione, il Ddl 1660 prosegue il suo iter di approvazione al Senato

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“Il pacchetto sicurezza, lungi dal porsi in sintonia con un programma di riforma della giustizia in senso liberale, rivela nel suo complesso e nelle singole norme una matrice securitaria sostanzialmente populista, profondamente illiberale e autoritaria, caratterizzata da uno sproporzionato e ingiustificato rigore punitivo nei confronti dei fenomeni devianti meno gravi ed ai danni dei soggetti più deboli, caratterizzandosi per l’introduzione di una iniqua scala valoriale, in relazione alla quale taluni beni risultano meritevoli di maggior tutela rispetto ad altri di eguale natura, in violazione del principio di ragionevolezza, di eguaglianza e di proporzionalità”. E’ quanto si legge in una nota dell’Unione delle camere penali che hanno deliberato l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per i giorni 4, 5 e 6 novembre 2024.

La decisione, si legge in una nota, è arrivata dopo che l’Unione ha preso atto che, nonostante le sollecitazioni da parte dell’avvocatura, gli incontri con il ministro della Giustizia e le audizioni davanti alle Commissioni Parlamentari, il Ddl 1660 prosegue il suo iter di approvazione al Senato.

Per il 5 novembre 2024, alle ore 10.00, viene indetta una manifestazione nazionale da tenersi in Roma presso il Centro Congressi “Roma Eventi Fontana di Trevi”, in Piazza della Pilotta n. 4, alla quale invita sin da ora l’Avvocatura e l’Accademia per un confronto sui temi imposti dall’iniziativa normativa, “al fine di sollecitare il Parlamento ad adottare tutte le opportune modifiche alle norme del pacchetto sicurezza in senso conforme alla Costituzione ed ai principi del diritto penale liberale, sensibilizzando l’opinione pubblica sul pericolo che simili legislazioni securitarie e illiberali possano incidere irreversibilmente sulla tenuta democratica dell’intero sistema penale”.

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