Professione e Mercato

Parametri forensi, Consiglio Stato: più soldi al legale che non va in giudizio

"Va perseguita con ogni mezzo la riduzione del contenzioso" mentre " la ‘risorsa giustizia' diventa l'extrema ratio"

di Francesco Machina Grifeo

Un cambio di paradigma. È quello che propone il Consiglio di Stato nel parere (413/2022) sul Regolamento del Ministero della Giustizia sull'aggiornamento dei parametri forensi, richiamando più volte gli obiettivi del Pnrr sulla riduzione dei tempi della giustizia. In particolare, Palazzo Spada auspica che in tutte le ipotesi di conciliazione giudiziale o di transazione della controversia venga resa "più pregnante la previsione dell'aumento del compenso del professionista" al fine di incentivare con "maggiore decisione e chiarezza l'opera del difensore in tale direzione".

La Sezione consultiva,che sottolinea come sul testo manchi ancora il via libera della Ragioneria, afferma poi che è "apprezzabile" l'intento di procedere "non solo al mero aggiornamento dei valori tabellari, ma anche a innovazioni ordinamentali che contribuiscono positivamente perseguire gli obiettivi di riforma del sistema, in coerenza con quelli contenuti nel PNRR".

In quest'ottica va letta anche la richiesta per cui la riduzione prevista dal Regolamento del compenso dell'avvocato del soccombente del 75%, "nel caso di dichiarata responsabilità processuale" (art. 96 Cpp), abbia "una portata più ampia e incisiva, con la dichiarata finalità di ostacolare la proposizione di liti temerarie o controversie bagatellari". Si propone infatti di evitare ogni riferimento alla parola "liquidabile", sostituendola con la parola "spettante" al fine di applicarla a tutte le ipotesi di determinazione del compenso del professionista soccombente ai sensi del d.m. in esame. "Con l'effetto di potenziare il contrasto degli eccessi di litigiosità e, quindi, la deflazione del contenzioso".

Ma si chiede anche di r idurre la discrezionalità dell'autorità giudiziaria nell'applicazione dei valori medi dei parametri con un rafforzamento dell'obbligo motivazionale "in tal modo addivenendo ad un adeguato bilanciamento delle varie esigenze per favorire un sistema che, garantendo uniformità, omogeneità e adeguatezza dei compensi, contribuisca a rendere più efficiente la funzione giurisdizionale".

Tornando all'aumento dei compensi per i legali impegnati nelle procedure Adr, secondo il Consiglio di Stato: se è vero che la fase decisionale "non viene svolta" tuttavia non si può trascurare che "ciò consegue all'opera dei difensori". "L'ottica - scrive il Collegio - deve essere quella di perseguire con ogni mezzo la riduzione del contenzioso e il ricorso alla ‘risorsa giustizia' come extrema ratio, in linea con i principi contenuti nella legge 26 novembre 2021, n. 206 e con gli obiettivi del PNRR".

E allora, continua il ragionamento, una volta deciso di premere l'acceleratore sulle procedure alternative, "non appare compatibile mantenere, nel sistema, un'opzione secondo cui il compenso del professionista che ha evitato o ridotto il ricorso al giudice possa essere inferiore a quello che sarebbe spettato se la controversia si fosse risolta con la decisione dell'autorità giudiziaria". Va invece disposto un "meccanismo premiale più certo nella sua effettività, e quindi più efficace e più motivante". Su questo punto, dunque, il Cds sposa l'ipotesi del Cnf, secondo la quale, fermo il compenso già maturato, il compenso per l'attività di conciliazione e transazione è determinato nella misura pari a quella prevista per la fase decisionale, aumentata di un quarto.

Inoltre, conclude il parere, è meritevole di accoglimento la proposta del C.N.F. – non recepita– di prevedere che in ipotesi di subentro nell'attività difensiva a processo in corso, al nuovo difensore sia dovuto il compenso previsto per la fase di studio della controversia, nonostante questa sia anteriore all'inizio del processo. "Appare, infatti, evidente che il difensore subentrante debba necessariamente svolgere le attività di esame e studio degli atti e di consultazione con il cliente e che, pertanto, gli spetti il corrispondente compenso".

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