Giustizia

Parte l’ufficio del processo: al via 16.500 assunzioni

Ingaggio per un massimo di 2 anni e 9 mesi - Ingressi anche in Cassazione, Tar e Consiglio di Stato

di Giovanni Negri

Potrebbe decollare l’ufficio del processo, a quasi 7 anni dalla sua formale istituzione. Con il decreto legge approvato venerdì sera dal Consiglio dei ministri infatti viene messa nelle mani del ministero della Giustizia la possibilità di assunzione, nel contesto del Pnrr, di 16.500 addetti da destinare in 2 scaglioni alla struttura di supporto all’attività giurisdizionale. La previsione è quella di un periodo di ingaggio di 2 anni e 9 mesi per il primo scaglione e di 2 anni per il secondo. Alla Cassazione saranno destinati 400 addetti, mentre alla giustizia amministrativa ne saranno assegnati 326. Necessaria la laurea in giurisprudenza, ma una quota, da definire nel bando di concorso che dovrà essere formalizzato, sarà destinata ai laureati in economia e commercio e scienze politiche.

Le conseguenze

Il periodo trascorso nell’ufficio del processo costituisce titolo per l’accesso al concorso per magistrato ordinario; equivale ad un anno di tirocinio professionale per l’accesso alla professione di avvocato e di notaio; vale come un anno di frequenza dei corsi della scuola di specializzazione per le professioni legali. In prospettiva, quanto a un ingresso a tempo indeterminato nei ranghi amministrativi della giustizia, c’è spazio per l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo oppure per una quota riservata nelle future procedure di selezione.

I compiti

Tra i compiti affidati, una funzione di supporto al magistrato nel compimento di tutti gli atti preparatori utili per l’esercizio della funzione giudiziaria, provvedendo, in particolare, allo studio dei fascicoli e alla preparazione dell’udienza, all’approfondimento giurisprudenziale e dottrinale, alla predisposizione delle minute dei provvedimenti. Prevista poi un’attività di assistenza per l’analisi delle pendenze e dei flussi delle sopravvenienze, con monitoraggio dei fascicoli più datati e la verifica delle comunicazioni e delle notifiche. Nelle aspettative c’è poi un aumento della capacità produttiva dell’ufficio, attraverso la valorizzazione e la messa a disposizione dei precedenti, l’assegnazione di compiti di organizzazione delle decisioni, in particolare, quelle con un rilevante grado di serialità.

Smaltimento arretrato amministrativo

Ma l’ufficio del processo trova valorizzazione anche nell’intervento che il decreto legge di venerdì mette in campo sul fronte dello smaltimento dell’arretrato amministrativo che assomma a 135.000 circa ricorsi pendenti nel 2020 davanti ai Tar e a 22.000 al Consiglio di Stato. L’ufficio per il processo esaminerà infatti i ricorsi depositati e sottoporrà al presidente dell’ufficio giudiziario o della sezione i ricorsi per i quali le parti hanno chiesto di svolgere attività istruttoria, verificazione o consulenza tecnica d’ufficio o che sono suscettibili di immediata definizione in rito o nel merito per effetto di una giurisprudenza ormai consolidata.

Il presidente, se i ricorsi possono essere immediatamente definiti, fisserà la trattazione del ricorso alla prima camera di consiglio successiva al ventesimo giorno dal perfezionamento, anche per il destinatario, dell’ultima notificazione o al decimo giorno dal deposito del ricorso. Le parti potranno depositare memorie e documenti fino a 2 giorni liberi prima della camera di consiglio. Tranne eccezionali motivi, non è possibile chiedere il rinvio della trattazione della causa. Se è concesso il rinvio, la trattazione del ricorso è fissata alla prima camera di consiglio utile successiva.

Il decreto legge disciplina poi la trattazione da remoto, chiarendo che la richiesta di trattazione orale deve essere accolta se presentata congiuntamente da tutte le parti costituite; se la richiesta è invece presentata solo da una parte o da alcune, il presidente valuterà la domanda anche sulla base di altre opposizioni. Il presidente può decidere d’ufficio la trattazione da remoto.

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