Penale

Peculato per il cancelliere che per prassi irrituale riceve soldi o marche dagli avvocati e se ne appropria

Non è truffa aggravata anche se il funzionario riceve denaro pubblico illegittimamente, ma in ragione dell'ufficio ricoperto

di Paola Rossi

Scatta il reato di peculato se il pubblico ufficiale si appropria di denaro pubblico di cui ha già il possesso in ragione dell'ufficio che ricopre. E ciò vale anche se riceve i beni in base a una prassi diffusa, ma irregolare.

Secondo la sentenza n. 19424/2022 della Corte di cassazione penale, ai fini dell'inquadramento della condotta nel reato di peculato, ciò che rileva è che il pubblico ufficiale per ottenere il possesso dei beni di cui illecitamente si appropria non si sia dovuto attivare con raggiri o artifizi. Non commette quindi truffa aggravata, ma peculato, il cancelliere che occupandosi dell'iscrizione a ruolo delle cause civili riceve spontaneamente dagli avvocati marche o denaro per acquistarle e poi se ne appropria. Di fatto tale prassi più "comoda" per gli avvocati non è rituale, ma non esclude di per sé che gli stessi consegnassero i valori al cancelliere infedele in ragione del suo ruolo pubblico.

La Cassazione smentisce che via sia un contrasto di giurisprudenza in base a un precedente citato dal ricorrente secondo cui la Cassazione aveva annullato la condanna per peculato proprio perché il pubblico ufficiale aveva ricevuto il denaro destinato allo Stato in base a una prassi illegittima. Ma chiarisce la Cassazione - con la sentenza in commento - che l'annullamento con rinvio segnalato dal ricorrente era mirato proprio a stabilire se, al di là della consuetudine adottata in violazione delle regole, di fatto il pubblico ufficiale avesse ricevuto o meno i beni di cui si era appropriato in ragione del ruolo rivestito nell'amministrazione e non a seguito di artifizi e raggiri nei confronti dei terzi.

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