Più responsabilità ai marketplace per contrastare le distorsioni dell'e-commerce
Con la riforma in vigore dal 1° luglio alle piattaforme è affidato il ruolo di sostituto d'imposta, introdotto il portale elettronico OSS ("One Stop Shop") per tutti coloro che vendono online
Più opportunità richiedono sempre più responsabilità e di opportunità non vi è alcun dubbio che i marketplace oggi, nello scenario e-commerce europeo, ne abbiano davvero tante, rappresentando il 59% del valore delle transazioni cross-border (il 22% appannaggio di Amazon, l'11% delle piattaforme europee).
I servizi di visibilità per i prodotti e di gestione delle transazioni offerti alle aziende, l'infrastruttura logistica che, ad esempio nel caso di Amazon con FBA ("Fullfilled by Amazon"), permette ad un'impresa di spedire con un click in sei Paesi europei e, non meno importante, la fiducia che tali piattaforme hanno saputo conquistarsi presso i consumatori dei mercati nazionali costituiscono condizioni di vantaggio tali che il Rapporto Cross-Border Europe 2020 stima che il loro peso cresca fino a rappresentare nel 2025 il 65% degli scambi online trans-frontalieri.
Questo ruolo ha indotto la Commissione Europea, nell'ambito della vasta riforma che è entrata in vigore lo scorso 1° luglio, ad affidare a tali piattaforme un compito determinante sia per promuovere condizioni omogenee per chi vende online nei diversi Paesi membri dell'Unione sia contrastare l'elusione dell'IVA che, in particolare, si nasconde dietro il fenomeno della vendita online di beni importati da Paesi extra-UE con spedizione affidata, anziché al venditore, ai produttori o ai distributori (il cosiddetto "dropshipping").
Secondo il Financial Times i mancati introiti di tali pratiche elusive ammonta a 5 miliardi di euro annui e si basava sull'esenzione, eliminata con la riforma di luglio, del "VAT de minimis" ovvero del pagamento dell'imposta e delle dichiarazioni doganali per i beni di valore inferiore ai 22 euro (detti small consignments) che, pur eccedendo tale somma, venivano spediti con l'indicazione di un importo differente e con l'indicazione generica "gifts" o "sample parts". Già la scorsa primavera, l'introduzione dell'ICS2 ("Import Control System 2") era volto ad accrescere il controllo di tali spedizioni.
Per dare ancora più efficacia a questa riforma dato il loro peso nelle vendite online e dato il maggior controllo di cui possono essere resi oggetto da parte delle autorità fiscali, i marketplace sono stati incaricati di svolgere il ruolo di sostituto d'imposta ovvero, per fictio iuris, si immagina che quando un venditore acquisisca grazie alle loro interfacce un ordine per beni importati di valore non superiore ai 150 euro, essi comprino il bene per rivenderlo e siano chiamati ad addebitare l'iva al consumatore e a versarla nel paese europeo di destinazione o in quello in cui si sono registrati all'OSS ("One Stop Shop"), il portale elettronico introdotto con la riforma e volto a semplificare, per tutti coloro che vendono online, gli adempimenti con l'adozione di un'unica aliquota e la compilazione di dichiarazioni iva trimestrali.
La riforma del 1° luglio, con il contrasto alle pratiche elusive che ne sono contenute, determinerà anche la fine del dropshipping?
Il modello, in sé, non contiene alcun elemento di illegalità: anzi, la collaborazione con un fornitore di nicchia per valorizzarne l'offerta nel proprio mercato nazionale può essere una forma valida per intraprendere un progetto di vendita online, ma, proprio per acquisire maggior fiducia da parte dei consumatori, deve essere depurato dai risvolti deteriori che in parte lo connotano.
«Gli intenti dell'Unione sono chiari: la riduzione alle imprese degli oneri amministrativi che derivano dai diversi regimi iva e il contrasto alla crescente perdita di entrate legate a questa imposta» commenta Andrea Spedale, Presidente di Aicel Associazione Italiana Commercio Elettronico, "da un lato renderanno la transazione trasparente per il cliente che avrà la certezza del prezzo totale della transazione e non dovrà affrontare costi imprevisti al momento dell'importazione del bene nella Ue e, dall'altro, stabilizzerà il mercato eliminando la concorrenza sleale per via di vendite in regime di dropshipping di merce di origine extra-Ue con elusione dell'iva. Con questa riforma il dropshipping però non sarà smantellato: sarà la sua forma "selvaggia" a non avere vita lunga mentre si rafforzerà quello basato su un rapporto stretto con il fornitore così da offrire un servizio al cliente europeo".
Il commercio elettronico, ne abbiamo avuto evidenza durante la pandemia, non è un bene in sé: lo diventa nella misura in cui riesce a rappresentare un servizio per i consumatori e un canale sostenibile per l'ambiente e per il territorio al quale si rivolge: se la riforma riuscirà in questo intento, sarà la benvenuta.
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*A cura di Andrea Boscaro, Partner The Vortex