Giustizia

Presidenti Corti Appello: riforma migranti un disastro - Nordio: carichi in riduzione

In una lettera al Capo dello Stato e alla principali istituzioni i magistrati parlano di un “disastro annunciato” che renderà “irrealizzabili gli obiettivi del Pnrr”. Per il Ministro Nordio invece ci sarà una riduzione delle competenze delle CdA e un maggior garantismo

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Botta e risposta tra i magistrati delle Corte di appello e il Ministro della Giustizia Carlo Nordio intervenuto questa mattina in una trasmissione televisiva. Per il Guardasigilli l’emendamento che affida alle Corti d’appello la competenza sulla convalida del trattenimento dei richiedenti asilo “rappresenta un arricchimento di giurisdizione. Le Corti d’appello per definizione sono composte da giudici più anziani e presuminbilmente ancora più garantisti di tutti gli altri giudicanti di merito”. Quanto al rischio che la novità porti a un eccesso di lavoro per le Corti, per Nordio “ci sarà anzi una riduzione delle competenze delle Corti di appello proprio per quanto riguarda i reclami contro le decisioni sui migranti, quindi tutto sommato il loro lavoro viene sgravato così come viene sgravato il lavoro dei tribunali che non dovrebbero giudicare tutte le questioni che riguardano l’immigrazione”.

Nella giornata di ieri, i Presidenti di Corte di appello avevano espresso “grande preoccupazione” per la riforma in materia di protezione internazionale che, con due decreti legge in fase di conversione, reintroduce il “reclamo” davanti ai giudici di secondo grado e nei confronti della proposta di attribuire loro la competenza per i provvedimenti di convalida dei trattenimenti di coloro che presentano richiesta di asilo nel nostro paese.

I rappresentanti dei 26 distretti prevedendo “un disastro annunciato” che renderà “irrealizzabili gli obiettivi del Pnrr” e “determinerà un’ulteriore recrudescenza dei tempi e dell’arretrato dei processi”, hanno inviato una lettera, la seconda nel giro di poco tempo, al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla premier Giorgia Meloni, ai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, al ministro della Giustizia Carlo Nordio, al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e al vice presidente del Csm Fabio Pinelli e all’Anm. Lettera, resa nota con un comunicato stampa, in cui si auspica che “il Parlamento” eviti “simili gravi esiti” anche perchè le modifice alla legge oggi proposte “verrebbero attuate in via d’urgenza, ad organici invariati e senza risorse aggiuntive”.

Nella lettera si spiega che “i Presidenti delle Corti di appello seguono con grande preoccupazione i lavori di conversione dei decreti-legge n. 145 e 158 del 2024. ”A prescindere da ogni considerazione circa l’alterazione del sistema delle impugnazioni, - proseguono - si deve rammentare come il Ministero della Giustizia abbia, meno di due anni fa, rafforzato le sezioni specializzate di primo grado, con l’incremento degli organici e delle risorse poste a disposizione di questi uffici, proprio per far fronte, con una opportuna programmazione, alle crescenti difficoltà del contenzioso in materia di asilo e di protezione internazionale”. Però, “le modifiche che oggi vengono proposte verrebbero attuate in via d’urgenza, ad organici invariati e senza risorse aggiuntive. In tali condizioni, è facile prevedere che la riforma costituirà un disastro annunciato per tutte le Corti di appello italiane, renderà irrealizzabili gli obiettivi del Pnrr e determinerà un’ulteriore recrudescenza dei tempi e dell’arretrato dei processi.

I Presidenti delle Corti - chiude la missiva - auspicano che il Parlamento eviterà “simili gravi esiti”. Se venissero convertiti solamente i due decreti (i reclami contro i provvedimenti del Tribunale e anche contro le sospensive) raddoppierebbe il numero degli arretrati in quanto ci sarebbero circa 5 mila fascicoli in più che si sommerebbero ai circa 4.700 da definire. Qualora invece, come propone un emendamento di una parlamentare di Fdi, le Corti vengano incaricate di convalidare i trattenimenti, sempre nel capoluogo lombardo, passerebbero in secondo piano e quindi verrebbero rinviate circa 400 cause all’anno.

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