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Prevenzione e riduzione dei rifiuti da imballaggio, la UE vara una proposta di revisione della PPWD

Il 24 ottobre si è svolto al Parlamento Europeo il voto per per armonizzare l’attuazione della Direttiva <b>PPWD</b>- <b> <i>Packaging and Packaging Waste Directive</i> </b> e la trasformazione in Regolamento

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di Emiliano Caradonna

Ogni anno in Europa si producono più di 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti. Il superamento del modello economico lineare per promuovere la transizione verso un’economia circolare rientra tra le priorità della politica industriale dell’Unione Europea. Il Circular Economy Action Plan , adottato in origine dalla Commissione nel 2015 , conferma questa volontà.

Di pari passo con il Green Deal del 2019 l’Unione Europea intende sviluppare una strategia per lo sviluppo sostenibile incentrata sull’economia circolare come volano di crescita dell’innovazione e della competitività. L’obiettivo di lungo periodo è il raggiungimento dello status di primo continente climate-neutral entro il 2050.

La Direttiva 94/62/EC (PPWD - Packaging and Packaging Waste Directive ) sintetizza l’ambizione di un modello economico sostenibile e circolare.

Nella sua prima versione del 2015 la Commissione ha fissato degli obiettivi per la prevenzione e la riduzione dei rifiuti da imballaggio con finalità di riciclo e riuso. Tuttavia, nonostante i propositi, è necessario un aggiornamento della normativa. A quasi dieci anni di distanza la Direttiva non è stata in grado di affrontare il crescente impatto ambientale degli imballaggi: il packaging continua, infatti, ad essere poco riciclabile e realizzato con troppo poco materiale riciclato.

Inoltre, ci sono anche grandi differenze nel modo in cui la Direttiva viene recepita da parte dei singoli Stati membri; per armonizzare l’attuazione nel continente la Commissione ha proposto nel novembre 2022 una revisione della Direttiva e la trasformazione in Regolamento (PPWD- Packaging and Packaging Waste Directive ).

Il voto si è svolto al Parlamento Europeo il 24 ottobre, mentre una votazione più ampia tra i legislatori dell’UE è prevista per la fine di novembre, prima che il regolamento venga adottato o convertito in legge, e si prevede che verrà applicato verso la fine del 2024, entrando in vigore dopo 12 mesi.

Tra le novità più importanti, contenute nella proposta, ci sono:
• una riduzione dei rifiuti da imballaggio pro capite per Stato membro del 15% entro il 2040;
• l’offerta ai consumatori da parte delle imprese di una determinata percentuale dei loro prodotti in imballaggi riutilizzabili o ricaricabili;
• restrizioni all’uso di determinati formati di imballaggio quali, ad esempio, gli imballaggi monouso;
• criteri di progettazione del riciclaggio: a tal proposito bisogna specificare che il packaging riutilizzabile può essere una soluzione sostenibile, nelle sue dimensioni ambientali, sociali ed economiche, solo per alcuni campi molto specifici di applicazione, ovvero in contesti chiusi e strutturati laddove è possibile centralizzare e monitorare la gestione dei resi e realizzare sistemi di lavaggio efficienti. Esempi in tal senso sono gli edifici pubblici, gli aeroporti o le mense scolastiche;
• infine, tassi vincolanti di contenuto riciclato che gli imprenditori dovranno includere nei nuovi imballaggi di plastica.

La progettazione per la riciclabilità è una caratteristica essenziale per ridurre l’impatto del packaging a fine vita, migliorare la qualità dei materiali riciclati e accelerare la transizione all’economia circolare.

Secondo EPPA ( European Paper Packaging Alliance ) il passaggio al packaging riutilizzabile rischierebbe, però, di aumentare gli impatti socio-ambientali della ristorazione, creando dei rischi di contaminazione per gli utilizzatori finali. Per evitare ciò è necessario un maggiore consumo di materiali ed estrazione di risorse per la realizzazione dei prodotti adatti al riuso; un incremento del consumo di acqua per il lavaggio; costi elevati di adeguamento per i piccoli business, creando delle barriere d’ingresso che limitano l’offerta ristorativa europea e l’esperienza dei consumatori.

In sintesi, al netto di tutto, è fondamentale - oltre ad intraprendere azioni di prevenzione e riduzione di rifiuti non riciclabili, di armonizzazione della gestione e delle procedure negli Stati Membri e degli strumenti volti a stimolare la domanda di materiali per sviluppare le filiere di riciclo - investire in soluzioni tecnologiche e in materiali alternativi e adattabili al singolo contesto.

Uno studio commissionato da EPPA ha rilevato che gli imballaggi monouso a base di carta generano, ad esempio, 2,8 volte meno emissioni di CO2 e utilizzano 3,4 volte meno acqua nei fast-food e piccoli ristoranti rispetto ad un’alternativa riutilizzabile in plastica.

Il packaging monouso in carta, funzionalizzato con un coating minerale a base di Silice e perfettamente riciclabile, può essere un’ottima alternativa alla plastica monouso e multiuso, da un punto di vista di performance ambientali lungo tutto il ciclo di vita, di sicurezza e igiene per i consumatori e di costi per il sistema . Inoltre, la ricerca scientifica sta dimostrando come l’utilizzo di plastica a contatto con gli alimenti esponga i consumatori al rischio di ingerire microplastiche, le quali possono generare nel tempo serie problematiche per la salute. Per questo motivo sarebbe auspicabile un rapido approfondimento da parte dell’EFSA e un intervento normativo per tutelare i consumatori dai rischi dannosi per il loro benessere.

In conclusione, il passaggio a un’economia più circolare nel settore degli imballaggi garantirebbe diversi vantaggi quali la responsabilizzazione dei consumatori, la riduzione degli impatti negativi sull’ambiente e sulla salute umana, l’affrancamento dell’UE dalle importazioni di materie prime e combustibili fossili, lo stimolo all’innovazione e alla crescita economica sostenibile.

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