Responsabilità amministrativa degli enti - chi si ferma è perduto!
Decreto di rinvio a giudizio, Procura della Repubblica, Tribunale di Padova art. 550 e 552 c.p.p. Contestazione dell'illecito amministrativo art 59 del dlgs 231
Negli ultimi anni - come si evince dalle relazioni annuali stilate dalle Procure della Repubblica – si è assistito ad un progressivo aumento dei procedimenti penali nei quali le Società vengono evocate in giudizio per rispondere della responsabilità amministrativa dipendente da reato disciplinata dal D.lgs. n. 231/2001.
Da una analisi delle fattispecie concrete sottoposte al vaglio dell'Autorità Giudiziaria emerge altresì che le contestazioni di illecito amministrativo non siano più prevalentemente connesse alla "semplice" mancata adozione di un Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo da parte degli Enti ma siano sempre più spesso legate ad una inefficacie implementazione dei presidi offerti dal sistema 231.
Siamo, ad avviso di chi scrive, giunti ad un momento di svolta in Italia nella storia della responsabilità amministrativa degli Enti che coincide con un cambio di passo della Magistratura inquirente sempre più correttamente intransigente rispetto a tutte quelle ipotesi in cui l'adozione di un sistema – quale è quello delineato dal D.lgs. n. 231/2001 – che dovrebbe muovere dall'obiettivo di reprimere una serie di reati sia consapevolmente o, come si auspica, inconsciamente inefficace per tale fine.
Ciò che viene sempre più fermamente richiesto, ad avviso di chi scrive, è che venga acquisita una maggiore consapevolezza sulla centralità dei modelli di compliance in seno alle azienda, consapevolezza – ed è probabilmente questo il cambio di passo che viene chiesto alle realtà imprenditoriali del nostro Paese – non più unicamente della necessità di adottare un modello, una procedura o nominare un Organismo di Vigilanza quanto piuttosto sull'effettivo, reale e concreto funzionamento del sistema.
E' di poche settimane orsono la notizia che la Procura della Repubblica di Padova abbia emesso un decreto di citazione a giudizio nei confronti di un Istituto di Credito citato per rispondere dell'illecito amministrativo di cui all'art. 25 bis 1, co. 1 lett. a) in relazione al reato presupposto di cui all'art. 513 c.p. ("Turbata libertà dell'industria o del commercio").
Secondo l'ipotesi accusatoria, il reato sarebbe stato perpetrato da un agente della Banca imputata, che avrebbe sfruttato la propria precedente esperienza lavorativa alle dipendenze di un'altra società per turbare fraudolentemente l'esercizio dell'attività imprenditoriale della predetta arrecando a quest'ultima un danno che si sarebbe tradotto in un vantaggio per la nuova società datrice di lavoro.
Ebbene, volendo esulare dal merito della vicenda rispetto alla quale solo il processo, celebrato nel contradditorio tra le parti, potrà accertare se sussistano i presupposti per l'assoluzione o condanna dell'ente, appare sempre più concreto il rischio che, a prescindere dall'adozione di un modello di organizzazione, gestione e controllo si possa incappare in contestazioni analoghe a quella in parola.
Sempre esulando dalla vicenda in sé (citata evidentemente a titolo meramente esemplificativo) è oggi fondamentale che tutte le realtà imprenditoriali – anche quelle storicamente più strutturate da un punto di vista dei sistemi di compliance quali Istituti di Credito, Enti Assicurativi ed in genere società quotate - inizino a mutare la propria prospettiva in ambito compliance 231 (ma non solo) che non può più evidentemente ruotare unicamente attorno all'interrogativo "È così necessario essere compliant al sistema 231/2001?"
A prescindere da quale sarà l'epilogo del mai sopito dibattito sul rendere obbligatoria l'adozione del MOGC 231, infatti, non è più (forse non lo è stato mai) sufficiente l'asettica adozione di un modello 231 come anche recenti arresti della giurisprudenza di legittimità hanno, peraltro, chiarito.
E' importante, ad avviso di chi scrive, che tutti gli attori (che non sono pochi) coinvolti in queste tematiche (imprenditori, consulenti, Pubblici Ministeri e Giudici etc etc) comincino a maturare un approccio serio, rectius, severo, rispetto a queste tematiche che, se correttamente gestite, possono veramente fungere da volano per l'auspicato cambio di passo – questa volta delle nostre aziende – verso una "etica" ripresa economica.
a cura dell'avv. Fabrizio Ventimiglia e e dell'avv. Marco Giannone (dello Studio Legale Ventimiglia)