Civile

Riforma della magistratura onoraria: le posizioni restano inconciliabili

Terminato la sciopero i "non togati" chiedono un cambio di passo, intanto l'Italia rischia una procedura di infrazione

di Francesco Machina Grifeo

Si è chiusa, dopo quattro giorni, l'astensione proclamata dal 12 al 16 ottobre dalla Consulta della Magistratura Onoraria (nata dall'unione delle rappresentanze dei GOT, VPO e GdP). Al centro delle rivendicazioni dei "non togati" la richiesta di "un trattamento finalmente dignitoso e legittimo" per una categoria su cui grava, sono dati delle Associazioni, il 50-60 % del funzionamento della Giustizia italiana. Una produttività – sottolineano - che nei rapporti biennali della Cepej viene ascritta alla magistratura professionale che infatti registra gli indici di produttività più alti d'Europa.

Secondo i giudici onorari, la Cassazione li definisce "volontari", urge una riforma per adeguarsi a quella che ritengono una fondamentale vittoria: la sentenza con cui la Corte Ue nel luglio scorso (C-658/198 UX) avrebbe aperto al riconoscimento della status di "lavoratore a tempo determinato" con tutto quello che ne consegue in termini di garanzie sociali, previdenziali ed economiche.

Altro fronte aperto dall'Europa, questa volta con la Commissione, deriverebbe dalla decisione di Bruxelles del giugno 2017 che ha chiuso negativamente il caso Eu-Pilot 7779/15/EMPL, esponendo così l'Italia ad un rischio infrazione. La "Direzione generale occupazione" dell'Ue ha infatti bocciato la tesi italiana secondo cui l'esercizio della funzione sarebbe volontaria, priva di una reale retribuzione, e impiegata in questioni di particolare semplicità. Al contrario, per la Commissione, "numerosi elementi indurrebbero a considerarli lavoratori ai fini del diritto dell'Ue". Infatti: "sono assunti a determinate condizioni, si vedono assegnare compiti e cause, sono valutati dal Csm che può revocarli". Per quanto riguarda la retribuzione, poi, "le indennità possono essere considerate una vera e propria retribuzione, vista l'entità dell'importo".

Il Dlgs 116/2017, la riforma Orlando, cerca di rispondere proprio a questi rilievi disegnando una figura autonoma di magistrato. Entrerà in vigore per una prima parte a febbraio, quando i giudici dovranno scegliere tra due o tre "impegni" (non è chiaro se il riferimento sia alla definizione che ne dà il Csm), per il resto ad agosto 2021. Nel frattempo stanno per scadere (il prossimo 22 ottobre ) i termini per proporre emendamenti al Ddl 1438 ("Modifiche alla disciplina sulla riforma organica della magistratura onoraria") targato Bonafede , Relatrici le senatrici Elvira Lucia Evangelista (M5S) Valeria Valente (PD), che modifica la Orlando tramite, si legge nel dossier, "interventi diretti a migliorare le condizioni della magistratura onoraria", in particolare di quella già in servizio.

L'indennità non più in fissa e variabile, sarebbe rideterminata in misura globale in 31.473, per i magistrati onorari che esercitano funzioni giudiziarie, e 25.178, per i magistrati dell'Ufficio del processo. Per la realtrice Valente "va preservata l'impostazione della Orlando che prevede incarichi temporanei" anche se si deve dare una risposta "alle legittime aspettative maturate dalla M.O. in servizio, tenendo contro della professionalità acquisita e di cui lo Stato si deve fare carico". In questo senso, "si è previsto che i giudici di pace possano mantenere cottimo e fisso". "Per i Gop ed Vpo – prosegue - il cottimo era penalizzante, in una media città un Got poteva arrivare a 1.200 euro mensili, oggi abbiamo raddoppiato le cifre, potendo arrivare a 38mila euro all'anno". Discorso diverso per la senatrice Valente è quello che riguarda gli altri diritti: "sono assolutamente d'accordo - afferma - che la previdenza e la maternità siano temi da affrontare ma nella prossima legge di bilancio perché in questa non ci sono le risorse, né possono arrivare dal Recovery fund".

Non soddisfatte le associazioni che ricordano come la sola iscrizione alla Gestione separata porta via il 27%, del lordo a cui va sottratta una trattenuta fiscale del 30%. La dottoressa Mariaflora Di Giovanni, Presidente Unagipa, premette: "lo sciopero è stato totalmente condiviso da tutta la magistratura onoraria poiché permangono anche nella proposta di riforma depositata in commissione giustizia dalle relatrici Valente e D'Angelo, redatta assieme alla tecnostruttura del Ministero di Giustizia, le violazione delle più elementari tutele riconosciute a tutti i lavoratori: equa retribuzione commisurata al prestigio e delicatezza della funzione, previdenza, assistenza, ferie, trasferimenti e gradazione del disciplinare". E ciò prosegue "nonostante le statuizioni della recente Sentenza della Corte Ue contro lo Stato italiano del 16 luglio 2020 che ha riconosciuto al giudice di pace ricorrente non solo il rapporto di lavoro subordinato ma la funzione giurisdizionale anche come giudice europeo".

"Su questo fronte– continua Di Giovanni - siamo giornalmente in contatto con la Commissione affinché chiuda la procedura di infrazione con condanna dell'Italia, poiché è chiaro l'intento del ministero Bonafede di non risolvere nulla e di vanificare le statuizione della Corte di giustizia, cercando di negare l'attività essenziale svolta quotidianamente dalla magistratura onoraria nella gestione efficiente delle cause civili, penali e nelle convalide di espulsione affidategli con legge dello Stato".

"È palese che un lavoratore autonomo, figura di fantasiosa creazione ministeriale – attacca -, con la quale il Ministro Bonafede, intende definire il rapporto con la Magistratura Onoraria, non può pronunciare sentenze in nome del popolo italiano e soprattutto il magistrato onorario attualmente in servizio sta svolgendo da 30 anni in via esclusiva la funzione quotidianamente per un unico datore di lavoro: il Ministero di Giustizia! ". Infine tornado allo sciopero: "Solo qualche ufficio non si è astenuto perché i colleghi hanno riferito di avere avuto esigenze economiche aggravate dal periodo di lockdown passato, temendone altro futuro".

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