Giustizia

Riforma del processo civile: 60 milioni alla mediazione

Arrivano al Senato le proposte di modifica del ministero della Giustizia

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di Giovanni Negri

Sono 24 gli emendamenti depositati ieri dal Governo al Senato, in commissione Giustizia, sulla riforma del processo civile. Per la ministra della Giustizia Marta Cartabia, che punta a una riduzione del 40% dei tempi di durata delle cause in sintonia con gli obiettivi del Pnrr, «si tratta di una riforma ambiziosa, che investe ogni aspetto del processo civile e valorizza gli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie». A questo punto la scommessa, come sottolineato dalla relatrice e responsabile giustizia del Pd, Anna Rossomando, è di arrivare all’approvazione entro luglio di tutto il disegno di legge delega da parte dell’Aula.

Più faticosa invece la marcia della riforma del processo penale, che sarebbe dovuta approdare in Aula alla Camera, tra pochi giorni, il 28 giugno. In realtà, adesso, uno slittamento anche significativo è pressoché certo, visto che il ministero della Giustizia non ha ancora formalizzato gli emendamenti, tanto che il presidente della commissione Giustizia Mario Preantoni (Movimento 5 Stelle) ha scritto al presidente della Camera Roberto Fico per una nuova calendarizzazione.

Intanto, la versione degli emendamenti corredata dalla relazione tecnica, permette di gettare uno sguardo più puntuale e corroborato dai numeri dell’impegno finanziario, su un elemento chiave come la disponibilità di un pacchetto di risorse per incentivare la mediazione.

Ora, le risorse a disposizione assommano per questa voce a 4,4 milioni per il 2022 (cifra esigua, ma bisognerà anche vedere quando effettivamente tutto l’intervento, completo dei decreti delegati, sarà approvato) e 60 ,6 milioni all’anno a partire dal 2023.

Con una precisazione, collocata in fondo alla relazione tecnica, meritevole di qualche riflessione: se gli stanziamenti disposti si rivelassero insufficienti, anche alla luce di un monitoraggio che si promette assai puntiglioso, allora gli scostamenti dovrebbero essere spesati, a tutela dei saldi di finanza pubblica attraverso un aumento del contributo unificato.

Sono 5 le direttrici di intervento che verranno finanziate con i 60 milioni a regime. La prima è relativa all’estensione dell’esenzione dell’imposta di registro, dove, sulla base di una individuazione di base imponibile media di 100.000 euro e di un’aliquota attestata sul valore medio del 4% (quelli ordinari variano dal 2 al 9%), si arriva alla conclusione di un minore gettito di circa 6 milioni dal 2023, la metà circa nel corso del 2022.

Per quanto riguarda la semplificazione del riconoscimento del credito d’imposta per gli accordi e conclusi e di quello circoscritto al limite di 600 euro per i compensi ai mediatori, la relazione stima un aumento delle mediazioni che si potranno concludere positivamente, anche per effetto della misura, nell’ordine del 20 per cento. Il che condurrebbe a una considerazione di oneri complessivi nell’ordine dei 47,6 milioni all’anno a regime.

Di impatto più leggero le altre misure che vanno dall’estensione della procedura di riconoscimento di un credito d’imposta pari al contributo unificato in caso di giudizio estinto a causa dell’accordo di mediazione, 3,4 milioni, all’allargamento del patrocinio a spese dello Stato anche ai procedimenti di mediazione, con un costo stimato di circa 2.600.000 euro nelle sue articolazioni. Infine, il credito d’imposta a favore degli organismi di mediazione per indennità non dovute dalle parti ammesse a patrocinio assommerebbe a 793.000 euro.

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