Penale

Ristori bis: Camere penali e Forza Italia in trincea contro l'appello da remoto

L'Ucpi suggerisce Protocolli con le Corti per il giudizio in presenza; l'opposizione mira a riformare il Dl in sede di conversione

di Francesco Machina Grifeo

Per la riforma dell'Appello cartolare, o "a chiamata" come è stato anche irridentemente soprannominato, scatta il pressing delle Camere Penali e di Forza Italia. Le prime, nel tentativo di aggirare la norma, promuovono Protocolli specifici con i Presidenti delle Corti di appello per garantire comunque la presenza dei magistrati, il modello è Roma. L'opposizione invece ha presentato una serie di emendamenti al Dl Ristori bis, ora in sede di conversione al Senato.

Fra le proposte di modifica al Ristori bis presentate da Forza Italia figurano: la soppressione della Camera di consiglio da remoto in appello, l'esclusione dell'incidente probatorio con modalità a distanza, ed il ricorso al portale telematico non una modalità esclusiva ma concorrente con la posta elettronica certificata.

"Serve una precisa assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche affinchè le modifiche suggerite dalle contingenti esigenze sanitarie, superata l'emergenza, non vadano a toccare i principi sui quali si fonda il giusto processo", afferma il senatore di Forza Italia, Franco Dal Mas. "Già ora – prosegue - il ricorso a modalità telematiche si scontra con un sistema informatico che non opera uniformemente sul territorio nazionale, rendendo complicata l'attività forense". "Il punto - conclude Dal Mas - è che non vorremmo che, di questo passo, anche la richiesta di discussione in appello fosse subordinata a una valutazione discrezionale del magistrato, come alcune frange della magistratura già stanno sostenendo".

Intanto, il Presidente dell'Uncpi, Gian Domenico Caiazza, con una lettera inviata oggi ai Presidenti delle Camere penali territoriali sottolinea l'importanza dell'accordo raggiunto dai penalisti romani con la Presidenza della Corte di Appello che impegna le parti a tenere comunque le camere di consiglio in presenza, nell'Aula della Corte, "anche in relazione ai procedimenti nei quali l'imputato ed il difensore non abbiano chiesto di comparire". Caiazza invita i penalisti ad impegnarsi con la Presidenza delle singole Corti di Appello "per verificare la disponibilità a definire accordi analoghi".

"Un successo anche solo parziale in questo senso - spiega Caiazza - ci darebbe enorme forza nel nostro impegno, con il Ministero e soprattutto sul versante parlamentare ora decisivo, per vedere modificata la sciagurata norma che facoltizza le Camere di Consiglio da remoto anche per le udienze cui il difensore scelga di non partecipare, vista la eccezionale contingenza sanitaria".

Intanto, nei giorni scorsi, gli avvocati della Camera penale di Milano hanno denunciato "l'abominio processuale", introdotto con l'art. 23 del Dl 149/2020, che prevede che i processi penali d'appello siano celebrati con "scambi di conclusioni e memorie in via telematica tramite la cancelleria" e con "giudici collegati tra loro da remoto". Disposizioni che i penalisti milanesi ritengono "anticostituzionali". Un "nuovo tran tran cartolare", scrivono, con "avvocati, pubblici ministeri, parti e imputati ridotti ad ectoplasmi; et voilà, giustizia (non) sarà fatta".

"Con un colpo di spugna - si legge nel documento della Camera penale milanese – si è introdotta una sorta di giurisdizione penale d'appello 'a chiamata' " che - denunciano - sarebbe l'esito non tanto della pandemia quanto piuttosto di un'ormai "conclamata insofferenza alla celebrazione dei giudizi in Corte di Appello e in Corte di Cassazione". Da qui l'auspicio della Camera penale di Milano ad una "mobilitazione di tutti i penalisti italiani a difesa dei principi del giusto processo".

"Pur apprezzando l'iniziativa – chiosa però Caiazza - apprezzeremo ancora di più l'impegno di ciascuno di Voi per raggiungere sui rispettivi territori il risultato che intanto Roma ha saputo cogliere".

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