Sciopero dei magistrati, l'Avvocatura si mobilita per difendere la riforma del Csm
È un fronte compatto quello che si va componendo in queste ore contro quella che viene ritenuta una indebita intrusione nei confronti del potere del Parlamento di riformare la giustizia
Arriva la reazione dell'Avvocatura e delle sue Associazioni dopo l'annuncio dello sciopero procalamato dai magistrati - ma la data è ancora da decidere - contro la riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario già votata dalla Camera e calendarizzata questa settimana in Commissione giustizia al Senato. È un fronte compatto quello che si va componendo in queste ore contro quella che viene ritenuta una indebita intrusione nei confronti del potere del Parlamento di riformare la giustizia.
Per il Presidente delle Camere penali Caiazza: così le toghe reagiscono al riequilibrio dei poteri dello Stato. Per l'Ocf lo sciopero, sebbene formalmente legittimo, interviene su un tema che compete solo al Parlamento e direttamente ai cittadini attraverso i referendum. E l'Associazione nazionale forense annuncia: gli avvocati italiani faranno lo scudo a difesa della riforma contro i tentativi della magistratura di difendere le proprie rendite di posizione. "Allarme" viene espresso anche dall'AIGA che manifesta "grande preoccupazione per l'annuncio di proclamare l'astensione quale forma di protesta per i provvedimenti legislativi sull'ordinamento giudiziario".
Per l'organismo di rappresentanza dell'Avvocatura (Ocf), dunque, "lo sciopero è uno strumento di azione politica previsto dalla Costituzione, per cui è del tutto legittimo il suo utilizzo in ambito di politica giudiziaria". Tuttavia, si legge in una nota, "l'attuale protesta della magistratura impone una riflessione in più". Per Vinicio Nardo, componente dell'Ufficio di Coordinamento di OCF: "L'iniziativa non è di marca sindacale, volta a regolare i rapporti dei magistrati con lo Stato datore di lavoro, ma mira ad influenzare la funzione legislativa". "Non si tratta – prosegue - solo di espressione del libero pensiero di una somma di singoli magistrati, ma anche dello sconfinamento di un Ordine dello Stato nelle prerogative di un Potere dello Stato che (a differenza dell'ANM) ne assume la responsabilità politica".
Venendo al merito della protesta, Sergio Paparo, Coordinatore OCF: «L'avvocatura nutre ampie riserve sulla riforma dell'ordinamento giudiziario in corso di approvazione, ma apprezza lo sforzo della politica di riappropriarsi in pieno della prerogativa legislativa. Il percorso legislativo, pertanto, dovrà proseguire affrontando gli aspetti ignorati e quelli traditi dalla presente riforma. Per questo confidiamo nella funzione di stimolo del legislatore che potrà derivare dalla vittoria dei SI ai referendum».
Caiazza, Camere penali: "Non contesto il diritto di sciopero, che anche i magistrati hanno. Ma trovo davvero sorprendente che si voglia negarne l'evidente significato. La magistratura italiana contesta ‘una legge in fieri', e questo significa che l'ordine giudiziario vuole esercitare un potere di interdizione nei confronti di governo e Parlamento". "Le ragioni dichiarate dello sciopero - spiega - sono evidentemente pretestuose. Il fascicolo per le valutazioni professionali esiste già, ed i criteri di valutazione fissati dalle circolari del Csm sono esattamente gli stessi di quelli previsti dalla riforma. La quale, però, vuole che nel fascicolo confluiscano tutti i provvedimenti adottati dal singolo magistrato, e non un ‘campione' degli stessi, di fatto selezionati dallo stesso magistrato, come avviene oggi". "Le ragioni non dette sono invece quelle vere - sottolinea Caiazza -, la magistratura italiana non tollera che il legislatore metta mano all'enorme, indebito potere che ad essa deriva dal fenomeno dei magistrati fuori ruolo, attraverso i quali la magistratura controlla e condiziona la politica giudiziaria del Paese".
Contro quelli che "in alcuni casi" sono "veri e propri privilegi", scende in campo anche l'Associazione nazionale forense. "A.N.F. e le altre associazioni forensi – dichiara il segretario generale Giampaolo Di Marco - si schierano a difesa della riforma dell'ordinamento giudiziario, che ritengono il primo passo di una non più rinviabile riforma della giustizia e sono pronte a ogni iniziativa di mobilitazione qualora i contenuti della riforma dovessero essere snaturati". "Chiediamo subito un confronto verità con i rappresentanti dei magistrati, perché occorre spiegare con chiarezza e senza filtri ai cittadini che quello che il Parlamento deve approvare è una riforma necessaria e condivisibile e non c'è nessun pericolo per la nostra Costituzione".
Per il Presidente Aiga Francesco Paolo Perchinunno: "Legittimo da parte dei magistrati rappresentare le proprie perplessità in merito ai contenuti della riforma, ma allarma, in questa fase, l'uso di tale strumento da parte di uno dei tre poteri dello Stato, quello giudiziario, nei confronti di un altro, quello legislativo. I cittadini si aspettano che le Istituzioni sappiano confrontarsi sempre con lealtà e con spirito costruttivo".