Sciopero dei magistrati, Santalucia (Anm): la riforma punta al controllo delle toghe
"L'astensione è un atto di generosità che la magistratura sta facendo". "Questa legge sarà pure compatibile, ma è poco conforme allo spirito della Costituzione"
Dopo dodici anni, oggi i giudici e i Pm tornano a incrociare le braccia e a giocare la carta dell'astensione dalle udienze per cercare, facendo pressing sulla politica in vista dei decreti attuativi, di modificare la riforma Cartabia dell'ordinamento giudiziario e la nuova legge elettorale del Csm. Ad approvare la mozione collettiva e unitaria che proclamava lo sciopero è stata, lo scorso 30 aprile, l'Associazione nazionale magistrati. Solo una sessantina i contrari sui circa 1400 votanti.
Lo sciopero delle toghe contro la riforma dell'ordinamento giudiziario è "senza enfasi un atto di generosità che la magistratura sta facendo, perché nel periodo di maggiore crisi della sua immagine e della capacità di comunicazione all'esterno si è addossata una fortissima responsabilità". Così, questa mattina intervenendo all'assemblea aperta al Palazzo di Giustizia di Milano, il presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia. Forte responsabilità che è appunto quella, ha aggiunto, "di indire uno sciopero dicendo a tutti coloro che si aspettano che questo fallisca, e che segni un'ulteriore caduta della capacità dell'associazionismo di aggregare i magistrati attorno a un progetto di difesa dell'organo giudiziario e di realizzazione degli obiettivi costituzionali, che lo abbiamo fatto mettendoci in gioco, perché non è questa la strada" per riformare la giustizia.
Per quanto riguarda i referendum, ha proseguito, "non hanno la capacità di risolvere nulla, ce ne sono alcuni marginali ad esempio le sottoscrizioni per le candidature al Csm, altri che non li comprendo, come abolire l'intera legge Severino, che è stata la prima grande risposta alla corruzione, non mi sembra ragionevole". Per Santalucia, che ha criticato in particolare anche il quesito "sulle custodie cautelari", "non sono referendum che porteranno ad un miglioramento del servizio".
Con la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm, approvata alla Camera e in discussione al Senato, ha poi affermato Santalucia "si pensa di controllare e irrigidire l'organizzazione della magistratura, per controllare i magistrati, che devono essere certamente responsabili e devono essere chiamati disciplinarmente a rispondere delle loro responsabilità", ma non con le modalità introdotte dalla nuova legge. "Il ministro Cartabia ci ha ascoltati e infatti questa più che una protesta contro la ministra Cartabia" e un'astensione contro gli emendamenti che sono stati introdotti "fortemente peggiorativi". E ancora: "L'emendamento governativo si è chiuso con un nostro documento di critica, ma non con una proclamazione di astensione". Il testo attuale, che ha portato allo sciopero, ha aggiunto il presidente Anm, "è figlio delle modifiche che la maggioranza parlamentare ha apportato a quel testo, ci sono stati emendamenti fortemente peggiorativi".
Solo nel primo pomeriggio si sapranno le percentuali dell'adesione allo sciopero. Oltre all'astensione, le varie sezioni locali dell'Anm hanno organizzato assemblee aperte al contributo di avvocati, giornalisti, e giuristi per spiegare la loro contrarietà alla riforma.
Comunque sia, l'agitazione dei magistrati ha già un po' scompaginato il cammino dell'approvazione della riforma. Martedì 17 è prevista la conferenza dei capigruppo di maggioranza, che la scorsa settimana aveva lasciato di fatto fuori dal calendario dei lavori parlamentari la riforma Cartabia approvata dalla Camera lo scorso 26 aprile, e ora all'esame della commissione Giustizia di Palazzo Madama.
L'obiettivo è trovare intese politiche sui temi più controversi anche alla luce dei tempi ristretti dei loro iter. Sulla riforma del Csm - con Lega e Italia Viva di traverso - incombe infatti la data del rinnovo dell'organo di autogoverno, attesa per luglio con elezioni da svolgersi a settembre. La Lega potrebbe avere interesse a ritardare il passaggio in Aula del provvedimento per crescere in visibilità e tenere viva l'attenzione a ridosso dei referendum sulla giustizia del 12 giugno.
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di Ennio Codini - Professore associato di diritto pubblico presso l'Università Cattolica di Milano