Giustizia

Se l’arretrato sfonda la quota del 10% intervento dei vertici degli uffici

Depositate le proposte della Commissione Luciani

di Giovanni Negri

Valutazioni di professionalità meno burocratiche, limiti al “carrierismo” con vincoli di permanenza nei vertici degli uffici giudiziari, stretta sui magistrati fuori ruolo, obbligo di attivazione dei capi se l’arretrato rischia di andare fuori controllo, incompatibilità rafforzata per la sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, rappresentanza di genere anche per i componenti laici del Csm. La relazione della commissione Luciani sulla riforma dell’ordinamento giudiziario mette in campo una serie di proposte di emendamento al disegno di legge delega in discussione al Senato; a breve le indicazioni saranno formalizzate in emendamenti che verranno presentati dal ministero della Giustizia.

In particolare, quanto alle valutazioni di professionalità, le novità comprendono il rafforzamento delle garanzie partecipative per l’avvocatura (con diritto di intervento, ma non di voto), l’articolazione del giudizio positivo in discreto, buono o ottimo quanto alle capacità organizzative del lavoro del magistrato, l’acquisizione dei programmi annuali di gestione, la presentazione di documentazione da parte dei magistrati che hanno goduto di esoneri dal lavoro giudiziario, la valorizzazione della capacità del magistrato di stimolare la mediazione e la conciliazione. Una particolare attenzione andrà dedicata, in ogni caso, alla riduzione delle pendenze e del contenzioso.

La Commissione, per scongiurare la ricerca esasperata di avanzamenti in carriera, irrigidisce i paletti alla presentazione delle domande, impedendo a chi già ricopre un incarico direttivo o semidirettivo di presentare domande sino a quando non è scaduto il tempo previsto di permanenza.

Con specifico riferimento ai contenuti dei progetti organizzativi degli uffici di procura, poi, la Commissione mantiene il riferimento ai criteri di priorità nell’eserczio dell’azione penale, specificando, tuttavia, che devono essere stabiliti dalla legge. Inoltre, prevede la necessità di definire i criteri e le modalità di revoca dell’assegnazione “in tutti i casi” di dissenso tra magistrato e procuratore.

La responsabilizzazione dei capi degli uffici passa anche dal loro obbligo di intervento quando le cause arretrate superano del 10% quelle dell’anno precedente e dall’istituzione di una figura di illecito disciplinare che colpisce l’inerzia dei vertici degli uffici.

Sui magistrati fuori ruolo si precisa l’individuazione delle tipologie di incarichi extragiudiziari per i quali è concessa l’aspettativa, la tipizzazione dei criteri di valutazione della esistenza dell’interesse dell’amministrazione di appartenenza, previsione di un periodo di ritorno all’esercizio delle funzioni ordinarie al termine di incarichi espletati in posizione di fuori ruolo per un periodo superiore a cinque anni.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©