Civile

Se la Pa ha un comportamento sleale la giurisdizione sulla "fiducia mal riposta" è del giudice ordinario

Per le sezioni Unite la giurisdizione amministrativa su diritti presuppone che questi ultimi risultino coinvolti nella esplicazione della funzione pubblica

di Pietro Alessio Palumbo

Con la recente ordinanza 1567 del 19 gennaio scorso le sezioni Unite della Corte di cassazione hanno chiarito che anche nelle materie di giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, la giurisdizione amministrativa su diritti presuppone che questi ultimi risultino coinvolti nella esplicazione della funzione pubblica, esercitata mediante provvedimenti o mediante accordi integrativi o sostitutivi del provvedimento. Perché sussista la giurisdizione del giudice amministrativo, è quindi necessario, anche nelle materie di giurisdizione esclusiva, che la causa petendi si radichi nelle modalità di esercizio del potere amministrativo. Ciò che non accade quando la causa del danno di cui il privato chiede il risarcimento risieda non già nel cattivo esercizio del potere amministrativo, bensì in un comportamento la cui illiceità venga dedotta prescindendo dal modo in cui il potere è stato esercitato e venga prospettata come violazione di regole comportamentali di buona fede e correttezza alla cui osservanza è tenuto qualunque soggetto: sia esso pubblico o privato.

La vicenda all'esame della Suprema corte

Nella vicenda sottoposta all’esame della Suprema corte l'impugnazione proposta dal Comune era stata rigettata dalla Corte d'Appello. Quest’ultima pur rilevando che il danno lamentato dall'attrice derivava dall'annullamento di un provvedimento in materia urbanistica, aveva escluso la riconducibilità della controversia alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, osservando che la stessa non aveva ad oggetto la legittimità del provvedimento annullato, bensì, a ben vedere, il comportamento tenuto dal Comune coinvolto e la sua idoneità a generare un affidamento in ordine alla legittimità del provvedimento in questione.

La posizione della Cassazione

Secondo la Corte di cassazione ciò che viene in discussione in caso di annullamento dell'atto amministrativo è l'agire provvedimentale nel suo complesso, rispetto al quale non sono individuabili posizioni differenti da tutelare; realizzandosi quella situazione di interferenza tra diritti ed interessi, tra momenti di diritto comune e di esplicazione del potere che si pongono a fondamento costituzionale delle aree conferite alla cognizione del giudice amministrativo.

L'attribuzione al Giudice amministrativo del potere di condannare l'Amministrazione al risarcimento del danno conseguente al modo in cui essa ha esercitato il potere costituisce uno strumento ulteriore, che è complementare rispetto alla tradizionale tutela demolitoria; e volto a rendere piena ed effettiva la tutela del cittadino nei confronti della Pa, che si traduce nella concentrazione innanzi al Giudice amministrativo sia della fase del controllo di legittimità dell'azione amministrativa che di quella del risarcimento del danno. Ma tutto ciò non comporta l'individuazione di una nuova materia attribuita alla giurisdizione amministrativa.

Il fatto che l'interesse legittimo consista nella pretesa ad un provvedimento favorevole derivante dall'attività legittima dell'amministrazione non significa affatto che il danno lamentato dal privato che abbia ottenuto un determinato bene della vita mediante un provvedimento amministrativo illegittimo, successivamente annullato, sia stato causato da quest'ultimo, che, in quanto favorevole, non ha arrecato alcun danno al suo destinatario.

Il danno non scaturisce dalla mera illegittimità del provvedimento amministrativo, ma dalla lesione dell'affidamento riposto dal privato sulla legittimità dello stesso; cioè da una fattispecie complessa, che richiede il concorso, con tale illegittimità, anche di ulteriori circostanze, riflettenti la violazione delle regole di correttezza e buona fede cui deve uniformarsi il comportamento dell'Amministrazione, la cui attitudine a fondare la fiducia incolpevole deve essere valutata caso per caso.

La nozione di affidamento rilevante ai fini della responsabilità dell'Amministrazione non coincide con quella emergente dalla disciplina generale sull’annullamento d’ufficio, non postulando una ponderazione dell'interesse pubblico alla rimozione di un atto illegittimo con quelli privati del beneficiario di tale atto e degli eventuali controinteressati, ma configurandosi come una situazione autonoma, tutelata in sé e non nel suo collegamento con l'interesse pubblico. E cioè come affidamento incolpevole di natura civilistica, che si sostanzia nella fiducia, nella delusione della fiducia e nel danno subito a causa della condotta dettata dalla fiducia mal riposta.

Alla stregua delle predette valutazioni, la Suprema Corte in riferimento alla vicenda sottoposta al suo esame, ha intenso confermare la spettanza della controversia alla giurisdizione ordinaria. Giurisdizione che non può essere esclusa in virtù della mera circostanza, fatta valere dall'Amministrazione, che il pregiudizio del quale la società attrice aveva chiesto ristoro era ricollegabile ad una attività di trasformazione urbana, posta in essere in esecuzione di un progetto urbanistico approvato dalla Giunta municipale e poi successivamente annullato dal Giudice amministrativo.

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