SE IL PADRE È INTERDETTO I FIGLI NON PERDONO DIRITTI
La risposta è affermativa: il dovere di contribuire al mantenimento dei figli non cessa con una pronuncia di interdizione o di amministrazione di sostegno. Ogni persona è infatti titolare della capacità giuridica, intesa come titolarità di diritti e doveri; è solo la capacità di agire, intesa come idoneità a compiere atti giuridicamente validi, che può essere diminuita o esclusa (articoli 1 e 2 del Codice civile). Nel caso in cui un genitore non possa più, per le sue condizioni personali, gestire autonomamente i propri averi, potrà farlo per lui l’amministratore di sostegno o il tutore, e provvedere al pagamento del contributo.Se però la malattia del padre comportasse una significativa riduzione delle sue capacità economiche, reddituali e patrimoniali, ci sarebbero gli elementi per chiedere una revisione del provvedimento, almeno per una riduzione dell’assegno.
Conto corrente, che succede alla morte dell'intestatario?
di Francesco Machina Grifeo
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