Civile

Sì definitivo al giudice unico per liti fiscali fino a 3 mila euro

Via libera alla revisione delle regole sul processo e sulla e sulla giustizia fiscale. Sanatoria delle cause fino a 100mila euro in Cassazione per accelerare i tempi del processo

di Ivan Cimmarusti e Giovanni Parente

All’ultimo atto di un Parlamento ormai sciolto, arriva il via libera della Camera al Ddl di iniziativa governativa sulla riforma della giustizia tributaria, con 288 favorevoli, 11 contrari e 27 astenuti. Un ok che recepisce le modifiche apportate dalle commissioni Finanze e Giustizia del Senato la scorsa settimana, pur tra qualche distinguo e malcontento (come riportato sul «Sole 24 Ore» del 9 agosto i giudici tributari hanno annunciato già uno sciopero per settembre). Cinquant’anni dopo - dalla normativa del 1972 - la giurisdizione “onoraria” va in archivio, per far posto a una “professionale” che avrà l’onere di snellire un contenzioso che vale circa 40 miliardi di euro l’anno. In sostituzione delle Commissioni provinciali e regionali, inoltre, arrivano le Corti di giustizia di primo e secondo grado.

La riforma, voluta dalla Guardasigilli Marta Cartabia e dal ministro dell’Economia Daniele Franco, agisce sul doppio livello dell’organizzazione della giustizia tributaria e delle regole del processo per gli addetti ai lavori. I ricorsi in primo grado fino a 3mila euro e notificati dal 1° gennaio 2023 saranno decisi da un giudice monocratico. Nella quantificazione del valore della lite, come prevede la modifica inserita al Senato, si terrà conto anche dell’imposta virtuale calcolata a seguito delle rettifiche di perdite. Di fatto, si punta a snellire l’iter delle microliti, cause bagatellari che nel 2021 rappresentavano il 49,6% del numero delle controversie in primo grado e il 32,6% in appello, anche se con un peso finanziario minimo, pari allo 0,2% e allo 0,3% sui complessivi 16,7 miliardi di euro.

Arriva poi una messa a sistema della digitalizzazione del processo tributario. Le udienze pubbliche, tenute dalla Corte di giustizia tributaria di primo grado in composizione monocratica, ma anche l’udienza di trattazione della istanza di sospensione dell’esecuzione dell’atto impugnato e quella di trattazione della istanza di sospensione in caso di appello davanti alla Corte di secondo grado, si svolgeranno esclusivamente a distanza. È comunque fatta salva la possibilità per ciascuna delle parti di richiedere nel ricorso - nel primo atto difensivo o nell’appello, per comprovate ragioni - la partecipazione congiunta all’udienza del difensore, dell’ufficio e dei giudici presso la sede della Corte. Il debutto scatterà per le liti instaurate con ricorsi notificati dal 1° settembre 2023.

Passa anche la definizione agevolata degli arretrati in Cassazione. La misura ha l’obiettivo di tagliare il grosso di queste pendenze, pari a circa 47mila cause. In caso di doppia sconfitta integrale dell’Entrate nei primi due gradi di giudizio, si potranno cancellare le liti fino a 100mila euro pagando il 5%, mentre qualora l’Agenzia abbia perso in tutto o in parte in uno solo dei gradi di merito, la sanatoria sarà rivolta alle liti fino a 50mila euro ma con il pagamento del 20 per cento. Saranno definibili quelle pendenti al 15 luglio 2022, esclusi i contenziosi relativi a risorse proprie dell’Ue, come dazi e tariffe doganali, e dell’Iva all’importazione. Escluse anche tutte le cause sulle somme dovute a titolo di recupero di aiuti di Stato.

Per ora le regole sono queste ma i margini per ampliare la sanatoria potrebbero anche ampliarsi dopo le elezioni. Rumors parlamentari ipotizzano anche un innalzamento a 250mila euro.

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