Professione e Mercato

Spetta all'avvocato sollecitare il cliente per ottenere la documentazione

Altrimenti, secondo la Cassazione, il legale paga i danni per responsabilità professionale per il ritardo nel ricorso

di Marina Crisafi

E' onere dell'avvocato sollecitare il cliente per ottenere tutta la documentazione necessaria per la predisposizione del ricorso. In caso contrario, il legale paga i danni per responsabilità professionale. Questo quanto si ricava dall'ordinanza n. 15271/2023 con cui la terza sezione civile della Cassazione ha accolto il ricorso di un ex assistito nei confronti del proprio difensore.

I fatti
Nella vicenda, l'uomo aveva convenuto in giudizio il legale per sentirne dichiarare la condanna al risarcimento dei danni per responsabilità professionale per il ritardo nella proposizione di una domanda di reintegra nel posto di lavoro ex articolo 700 c.p.c., avendo, con tale condotta, determinato il rigetto dell'istanza. L'attore allegava inoltre che, revocato il mandato professionale al precedente avvocato, era riuscito a vincere la causa in appello con un altro difensore e ad ottenere la reintegra nel posto di lavoro.
L'avvocato, dal canto suo, si costituiva affermando di avere ricevuto in ritardo la documentazione necessaria per inoltrare il ricorso e i giudici di merito gli davano ragione.

Il ricorso
L'assistito, a questo punto, adiva il Palazzaccio lamentando che la corte del gravame avesse erroneamente ritenuto fosse onere del cliente danneggiato dare la prova della tempestiva consegna al legale della documentazione necessaria alla presentazione del ricorso anziché ritenere gravante sul difensore, sia al momento dell'incarico sia nel corso del giudizio, l'onere di provare di aver richiesto e sollecitato al cliente la consegna della documentazione necessaria per il ricorso, in ragione del dovere d'informazione e sollecitazione rientrante nella prestazione professionale del legale.

Onere della prova a carico dell'avvocato
Gli Ermellini ribaltano il verdetto di merito e accolgono le tesi dell'uomo.
La statuizione del giudice di secondo grado, infatti, per piazza Cavour, "contrasta con la natura contrattuale della prestazione professionale del legale, secondo la quale è lo stesso legale a dover provare di aver diligentemente adempiuto alla propria obbligazione" nonché con la giurisprudenza di legittimità che, "nell'affermare che la diligenza qualificata di cui all'art. 1176, secondo comma, e 2236 c.c. e la buona fede oggettiva o correttezza sono, oltre che regole di interpretazione del contratto, anche criteri di determinazione della prestazione contrattuale del legale, pongono a carico del medesimo l'onere della prova di aver adempiuto con diligenza alla sua prestazione".
Nell'adempimento dell'incarico professionale conferitogli, ricordano ancora dalla S.C., "l'obbligo di diligenza da osservare ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 1176, comma 2, e 2236 c.c. impone all'avvocato:
- di assolvere, sia all'atto del conferimento del mandato che nel corso dello svolgimento del rapporto, (anche) ai doveri di sollecitazione, dissuasione ed informazione del cliente, essendo l'avvocato tenuto a rappresentare a quest'ultimo tutte le questioni di fatto e di diritto, comunque insorgenti, ostative al raggiungimento del risultato, o comunque produttive del rischio di effetti dannosi;
- di richiedergli gli elementi necessari o utili in suo possesso;
- di sconsigliarlo dall'intraprendere o proseguire un giudizio dall'esito probabilmente sfavorevole;
- che, a tal fine, incombe sul professionista l'onere di fornire la prova della condotta mantenuta, insufficiente al riguardo dovendo ritenersi il rilascio, da parte del cliente, delle procure necessarie all'esercizio dello ‘jus postulandi', attesa la relativa inidoneità di queste ad obiettivamente ed univocamente deporre per la compiuta informazione in ordine a tutte le circostanze indispensabili per l'assunzione da parte del cliente di una decisione pienamente consapevole sull'opportunità o meno d'iniziare un processo o intervenire in giudizio" (cfr., ex multis, Cass. n. 19520/2019).

Il principio di diritto
In base a questi principi, la Corte accogliendo il ricorso, afferma il seguente principio di diritto: "è onere dell'avvocato quello di sollecitare il cliente al fine di ottenere la consegna di tutta la documentazione necessaria per la predisposizione del ricorso e l'onere della prova di aver tenuto una condotta adeguata al contenuto della propria responsabilità professionale non può che incombere sul legale stesso e non anche essere posto a carico del cliente".

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©